1200
iniziò la presenza in Verona della famiglia degli Ezzelini, prima con Ezzelino II il Monaco come podestà e successivamente il figlio Ezzelino III da Romano.
1206
il podestà di Verona Azzano d'Este cercò di eliminare dalla città, senza successo, le famiglie dei Montecchi e dei Sambonifacio, si alleò così con i guelfi del contado veronese, cui lasciò invadere la città e distruggere i palazzi delle famiglie ghibelline: una parte riuscì a fuggire con l'aiuto di Ezzelino II il Monaco. Ezzelino II raccolse allora un esercito a Bassano e si diresse verso Verona: anche Azzano d'Este raccolse un esercito, ma perse la battaglia e fu costretto a fuggire, mentre nella città veniva eletto podestà il ghibellino Oderico Visconti. Per festeggiare l'importante vittoria venne indetta la festa del popolo da cui ebbe origine la corsa del palio di Verona, di cui parla anche Dante (InfernoXV, 122).
1223
Ezzelino III sposò Giglia di Sambonifacio, mentre sua sorella Cunizza da Romano sposò Rizzardo di Sambonifacio. Nello stesso anno il padre lasciò a Ezzelino il potere su Verona. È a questo punto che la discordia con i Sambonifacio diventa lotta aperta, tanto che, ripudiata la moglie, avanzò con un esercito verso la città facendo fuggire, dopo una breve resistenza, i guelfi. Allora numerosi capi guelfi si riunirono a Villafranca di Verona per restituire la Lega Lombarda che fece però poco o nulla, mentre, nel frattempo, Ezzelino III fece scrivere il primo statuto veronese (l'originale si trova presso la Biblioteca Capitolare di Verona) che doveva essere fatto rispettare dal podestà.
All'inizio la reggenza ezzeliniana fu tranquilla, ma, dopo voci insistenti di un attacco guelfo, fece imprigionare numerosi esponenti guelfi della città, e addirittura sant'Antonio di Padova supplicò il podestà di rilasciare i Sambonifacio. I padovani cominciarono a compiere scorrerie nell'est veronese, così Ezzelino III chiese aiuto all'imperatore Federico II, che gli diede l'importante titolo di vicario imperiale in Italia: poté quindi iniziare un grande numero di battaglie e saccheggi di città e castelli guelfi, che cercavano di tenergli testa. Il patto tra Ezzelino III da Romano e Federico II fu sancito dal matrimonio tra il despota veronese e Selvaggia, figlia di Federico II nella basilica di San Zeno, con presenti l'imperatore e il suo ministro, il famoso notaio Pier della Vigna, che soggiornarono nell'abbazia.
Fra Giovanni di Schio cercò di pacificare le città del nord (grazie alla sua notevole eloquenza), partendo da Bologna, spostandosi poi a Padova e in numerose città, divenendo famoso in breve tempo. Ultima meta del suo viaggio fu Verona: con migliaia di fedeli e soldati arrivò alle porte della città, dove propose un trattato di pacificazione universale. Ezzelino III si mise allora in disparte, immaginando che presto sarebbero iniziate le discordie. Ed infatti Fra Giovanni di Schio si fece dare poteri illimitati a Verona e Vicenza, dove si moltiplicarono gli arresti. A Verona cominciò a dare la caccia ad eretici o presunti tali, mettendo al rogo in pochi giorni più di 60 uomini e donne. Fu allora che Vicenza insorse: Fra Giovanni di Schio partì con un esercito ma venne respinto, mentre si ribellava anche Verona, costringendolo a rifugiarsi a Bologna.
1239
Poté quindi tornare in città Ezzelino III, che nel mise al bando i maggiori esponenti delle famiglie guelfe veronesi. Anche i ghibellini (ed in particolare i Montecchi) non erano felici della situazione che si stava creando, così Ezzelino riformò alcune leggi: allargò il consiglio creando il Consiglio dei Cinquecento, formato dagli esponenti delle Arti, e diede ad un consiglio di quindici anziani le chiavi della città.
Lo stesso Federico II cominciò a preoccuparsi della prepotenza di Ezzelino III, tanto che nel
1245
tenne a Verona una dieta: Ezzelino III fu più volte accusato di eresia dai vescovi che partecipavano alla dieta, ed a questo punto anche i veronesi cominciarono ad accorgersi delle preoccupazioni che tormentavano l'imperatore Federico II. Ci furono tumulti popolari contro l'imperatore, che fu costretto ad andarsene senza neanche concludere la dieta. Furioso, Ezzelino III fece arrestare e torturare numerose persone, continuando l'espansione territoriale. A questo punto papa Alessandro IV promosse una crociata contro di lui. Quando Ezzelino venne a conoscenza del fatto che Padova (sua città natale) si era data spontaneamente al papato, sfogò la sua rabbia sul popolo veronese: la strage di Verona, iniziata il 25 giugno 1256, vide per ben otto giorni il massacro di numerosi veronesi, senza distinzione di età, sesso e importanza. Alcuni furono decapitati, altri impiccati, i più sfortunati messi al rogo o squartati. Questo massacro fu operato dalle truppe padovane ancora fedeli ad Ezzelino III.
1259, 29 settembre
Ezzelino perse uno scontro sull'Adda, venne catturato, ma morì poco dopo. Alla sua morte Verona fu l'unica città sotto il suo dominio a non finire in mano ai guelfi. Il podestà della città, già dal 1258, era Mastino I della Scala.
Nonostante le guerre continue, fu un periodo felice per le lettere: i trovatori provenzali, esuli dalla Francia in seguito alla crociata papale contro gli albigesi, trovarono in Verona un asilo sicuro, da cui poté anche propagarsi la cultura dei minnesänger, i trovatori tedeschi. La stretta alleanza tra Federico II ed Ezzelino garantì uno scambio intenso tra i poeti della Magna Curia, la celebre "Scuola siciliana" e i trovatori d'oltralpe.