Tony
Gallo: l'inconfondibile leggerezza di "essere"
Un
writing
tra street
e arte emozionale
"Provo
costantemente a reinventare le mie sensibilità e le mie idee.
Mi
piace sentirmi soddisfatto per le cose che ottengo quando ritengo di
avere fatto un buon lavoro.
Ma
il lavoro solitario è abbastanza doloroso."
(Vincent
Gallo)
"Siamo
fatti anche noi della materia di cui sono fatti i sogni;
e
nello spazio e nel tempo d’un sogno è racchiusa la nostra breve
vita."
(William
Shakespeare)
Le
opere della strada ritornano nelle gallerie, spaziano nei musei e
ripercorrono al contrario quello che qualche decennio fa avveniva:
l'abolizione degli spazi per la presa di possesso del mondo esterno.
Si
parla oggi di artisti nati "sui muri" e con linguaggi
desunti dai fumetti o dai manga, saltano fuori dal cilindro i nomi
storici di Keith
Haring,
Jean-Michel
Basquiat,
al
quale si affiancano le nuove leve artistiche di
Banksy,
Blu, Anthony Lister, Takashi Murakami, Os Gemeos e
tra i padovani
Alessio B.
e
Kenny Random.
Quella
proposta nel decennio corrente non è solo una nuova tappa ed
evoluzione della Street
Art,
che è passata ad essere l'espressione dell'arte contemporanea per
eccellenza, ma un percorso che segue di pari passo l'evoluzione
sociale, globale e tecnologica delle nuove generazioni.
L'arte
fatta in strada è segnata dalla nascita del fenomeno underground
dei graffiti e del movimento Hip
Hop
dove per decenni si sono riversate le idee di cultura, di sofferenza
e rabbia delle popolazioni nere dei secoli scorsi, prima strappate
dalle loro terre d'origine e trapiantate come schiavi nelle
piantagioni e poi, in successiva battuta, questo aspetto ribelle si
riversa in tutte le manifestazioni artistiche come la poesia, la
musica e l’arte dove predomina quel senso di sofferenza e rancore
misto al desiderio di ritrovare un’ identità felice attraverso la
religione, la droga, il misticismo o le rivolte politiche.
Il
fenomeno del graffitismo alla sua nascita si contrapponeva al
pensiero hipe
utilizzando la metafora di Babilonia, simbolo di numerosi linguaggi
intraducibili, e il graffitismo rappresentava l'emergenza attuale
unita al linguaggio musicale rap
determinando cosi una profonda crisi d'identità delle culture
giovanili in cerca di punti di riferimento ideologici, etici ed
estetici.
Sociologici,
storici e critici d’arte e studiosi focalizzano sempre più
frequentemente la loro attenzione sul mondo dei murales,
dei graffiti.
George
Brassai
nel suo testo del 1933 "Dai
muri delle caverne ai muri delle aziende"
aveva anticipato e scritto: "La
legge dei graffiti è un attacco, rigira diligentemente tutti i
sistemi estetici verso il basso. La bellezza non è l'oggetto della
creazione ma è la ricompensa."
Per
Brassai, l’arte primitiva, l’arte dei bambini, l’arte dei
pazienti psichiatrici e i graffiti hanno in comune una libertà e
un’energia che è difficilmente riproducibile per un’artista
“serio”.
Quindi
l’idea dell’arte di strada, sui muri che segnano il passato,
appena fuori dalla porta di casa, è rigorosamente seducente e
ripugnante per molti aspetti così come può esserlo ancora oggi.
La
grande rivoluzione della Pop
Art
negli anni Sessanta del Novecento si occupa della strada in quanto
“infettata” l’arte tradizionale con oggetti profondamente
banali di tutti i giorni; ecco allora che molti artisti di strada si
sentono direttamente collegati a questa forma d’arte, per questo
suo essere così ricettiva in tutti i campi della vita umana, così
aperta alla comprensione di tutti.
Il
writing
vero e proprio, come movimento con delle proprie regole e “leggi”,
nasce a Philadelphia nei tardi anni Sessanta per poi svilupparsi nei
primi anni Settanta a New York che da questo momento diventerà il
fulcro dell’intero movimento fino ai giorni nostri.
Marcel
Duchamp
aveva visto in NY la città del futuro artistico e spesso le sue
affermazioni sono palesemente legate alla grande ammirazione per la
città, come quando afferma che “New
York diventerà la residenza permanente degli artisti, New York è
un’opera d’arte in se stessa, un’opera d’arte completa.”
Affermando
quasi profeticamente che: "Ancora
oggi a distanza di 100 anni questa metropoli ci appare più che mai
un’opera d’arte, città estetica ideale, fruibile dalla
conoscenza e dalla sensazione."
Secondo
Francesca
Alinovi,
critica d'arte bolognese negli anni Ottanta alla quale dobbiamo la
scoperta del mondo dei graffiti per l'Europa, “a
New York troverebbero applicazione pratica e letteraria, a livello di
esperienza quotidiana, le due condizioni basilari indicate dal
Baumgarten come peculiari dell’esperienza estetica: cioè quel
binomio di –cognito sensitiva- tanto bene interpretato da Renato
Barilli come estensione sintetica dell’intelligenza e della
sensorialità.”
Siamo
nell’era che Mc
Luhan
definisce del “villaggio
globale”,
espressione ormai consumata e usata dal sociologo per indicare, come
con l’evoluzione dei mezzi di comunicazione, tramite l’avvento
del satellite che ha permesso comunicazioni rapide in tempo reale e a
lunga distanza, il mondo sia diventato piccolo e abbia assunto
l’aspetto di un villaggio.
L'arte
contemporanea di questo nuovo secolo fa proprio questo: rende globale
la trasmissione dati attraverso il web,
gli smartphone,
i social
network
e viene data a tutti la possibilità di produrre ed esprimere le
proprie sensazioni, la propria arte, di lasciare il proprio
messaggio, di segnare il territorio, travalicando le norme per
imporre la propria libertà di pensiero e azione.
In
questo contesto storicizzato e legato ai decenni passati in cui la
crescita degli artisti si forma in base alle esperienze emozionali
personali fatte di episodi, incontri, realtà artistiche differenti
provenienti dal mondo musicale, dalla poesia e dalla scrittura si
entra nell'intimo processo creativo degli artisti.
Negli
spazi che la gente chiama "studi d'artista"si entra sempre
con un timore reverenziale, quasi con la paura di importunare chi ci
lavora, disturbati da un vagar di idee e di abbozzati pensieri che
cominciano ad affollare le pareti, i soffitti e i pavimenti sul quale
vive l'artista che si rimette nell'atto della creazione.
Gli
atelier
sono sempre diversi, come differente è sempre la vena creativa di
ogni persona che, con l'appellativo di "artista", crea il
gioco tra lo spettatore e il messaggio che è proposto attraverso
l'opera creata. Stanze più o meno grandi e luminose, ricoperte di
appunti, di segni e disegni, di musica che risuona per accompagnare
momenti alternati ai silenzi si popolano di sogni e attese. Spesso è
l'odore dell'arte che accompagna chi ci entra: l'ambiente si satura
di esalazioni di vernici, colore, olio, materiali acrilici,
bombolette spray… un insieme di profumi che sono il pass
d'artista, del suo mestiere. Stanze ricolme di confusione e idee
abbozzate, spazi che partoriscono nozioni e che si accompagnano alla
puzza di sogni realizzati a scapito di alcuni andati a male.
Non
c'è un manuale d'istruzioni che conduca a decifrare ciò che si
tramuta in una visione onirica che prende forma per mezzo della
scultura, della pittura e del modo di creare quando si entra per
carpire le opere di un "poeta visivo", perché?
Perché
quando si parla di artisti come Tony
Gallo
(pseudonimo di Alberto
Tonello,
Padova, 1975) si arriva al confronto con una porta del sogno che si
svela e lascia andare la propria emozionalità solo attraverso le
tracce di forme e colori.
I
suoi personaggi sono nati in un mondo silenzioso, si bloccano
improvvisi davanti all'osservatore e lo guardano tendendo i loro
occhi e le grandi orecchie quasi come animali spaventati ma nello
stesso tempo curiosi per capire e indagare chi li guarda.
Usciti
come dai disegni di un mondo infantile e favolistico, incontaminato e
silenzioso fatto di colori e atteggiamenti che fissano sulla tela le
sensazioni di un abbraccio, di un saluto rivolto allo spettatore, di
primi piani indagatori, illustrazioni di una fiaba quotidiana che si
ripete a suon di bombolette spray dai colori flou e accesi, segnate
da segni a tratti indefiniti, ed ecco i protagonisti che si rivestono
di cappotti e pellicce quasi a diventare una seconda pelle.
I
tratti somatici di questi silenziosi volti sono appena abbozzati: un
paio di segni nascosti per lo sguardo, una sottile linea per la bocca
e sempre grandi orecchie squadrate che Tony Gallo definisce "scudi
che rappresentano l'incapacità di accettare le negatività della
vita, del quotidiano, come a dire " mi tappo le orecchie di
fronte al male".
Aspetti
muti, silenti. Pronti a tapparsi le orecchie per non sentire le
banalità della gente, dove prima di vedere e di parlare i suoi
esseri antropomorfi ascoltano e rappresentano, con un tratto minimale
tipico della nuova Street
Art,
la personalità poliedrica ed emozionale dell'autore, un uomo da cui
traspare determinazione, testardaggine e sensibilità dalle orecchie
pronte ad accogliere l'ascolto e gli occhi che catturano il mondo
esterno.
La
bocca? Non c'è, o è appena abbozzata nei personaggi così come lo è
in Tony Gallo che la nasconde tra la folta barba e lui, come i
protagonisti delle sue tele, vede e ascolta prima di dare vita alle
parole, le stesse cha accompagnano la galleria virtuale del suo mondo
fatto di musica, poesia, arte e di silenzi emozionali:
"Per
molti vivo nel buio ...hope
- voglio sentimi bene - ho il naso lungo FAKE
parlo spesso con me stesso …help
- pensavo di poter volare...aiutami a sognare - io non so piangere
...….love
- gli occhi mi servono a farti capire ciò che voglio dirti - io sono
il più bello TONY
GALLO
...….fine
- per pochi ho pensieri particolari - io sono sempre stato solo io -
io ti odio"
Parole
che si spostano nell'aria come onde sonore che si propagano, come
palloncini colorati che spesso popolano i lavori dell'artista dove
piccoli esseri stilizzati ed eterei vengono portati verso l'alto
accompagnati da colori forti che lasciano l'impronta immediata come
un moderno affresco sul muro della memoria silenziosa. Ma i tempi
sono cambiati, non si affrescano più le pareti interne degli
edifici, si guarda all'aperto, si esce dagli studi e dalle
istituzionali gallerie e musei, l'arte si fa in strada, per la strada
come esprime l'artista: "Per
me la Street art è un modo di sfruttare e rendere migliori i luoghi
della città dismessi o che devono essere demoliti. Mi piace l'idea
di contaminare: l'arte può avere anche queste forme, sono l'essenza
della contemporaneità."
Contaminare,
fondere "il fare pittorico" con il "fare pensiero",
portare avanti il passato dei luoghi dismessi con la vivacità
d'azione fatta di bombolette spray, stencil, colore e passione
segnate da un cuore pulsante spesso presente nelle tele e nelle
sculture di rete metallica di Tony Gallo, un "LOVE" per la
pittura, come a suo tempo lo fu per la musica come componente del
gruppo Stato Bardo.
Quello
stesso amore che fa rivestire all'autore degli estentitori di cuori e
colori e che diventano una sorta di scatola di zuppa Campbell's che,
citata e riprodotta in alcuni lavori, riporta alla memoria
l'insegnamento Pop di Andy
Warhol.
Un
estentitore che è simbolo di sicurezza e che serve a spegnere gli
incendi al quale, allegoricamente, Tony Gallo mette un cuore: è
metafora di un amore che brucia come il fuoco, che non si estingue e
che rimane impresso nella pelle, nelle cose e nelle tele, come
l'amore per la pittura e la sua silenziosa presenza emozionale.
Le
vuote bombolette spray diventano il supporto per oggetti ready
made
di duchampiana memoria ed esse stesse opere d'arte colorate: è la
summa delle esperienze artistiche storiche che rivivono in un
linguaggio completamente nuovo dove si fonde con l'immediatezza dei
segni, semplici e immediati tipici di chi ha assorbito il modo di
esprimersi dei writing
trovando uno stile proprio fatto soprattutto di suggestioni emotive.
L'impressione
sulla tela lascia spazio all'espressione interiore dell'anima di Tony
Gallo che parla attraverso i suoi silenziosi protagonisti che
occupano tutto lo spazio messo a loro disposizione, ora rivestiti di
vestiti e colori accessi, ora librati nell'etere leggeri come i
palloncini sospesi che li accompagnano, ora inconfondibili nei tratti
vibrati tanto da mostrarsi come apparizioni miste a magia e come
risultato derivante dai sogni.
Massimiliano
Sabbion