San Girolamo


SCHEDA TECNICA

  • titolo dell'opera: San Girolamo
  • attribuzione: LDV
  • età di Leonardo: 28 anni
  • committente: sconosciuto
  • supporto utilizzato: tavola di legno - pioppo
  • dimensioni: cm 103 x 75
  • tecnica: olio su tavola di pioppo
  • datazione: 1480
  • stato di conservazione: buono
  • interventi di restauro: 1623, 1891,1932
  • opera portata a termine: si
  • attualmente si trova: Roma, citta del vaticano



Secondo gli studi storici, le prime informazioni riguardanti l'opera denominata "san Girolamo" risalgono intorno alla metà del '700 , quando è menzionato, con attribuzione a Leonardo, nel testamento della pittrice svizzera Maria Anna Catharina Angelika Kauffmann, specializzata nella ritrattistica e nei soggetti storici.  

Angelika Kauffmann, Figlia di Joseph Johann Kauffmann, considerato un pittore dalle scarse qualità e di una levatrice di origine austriaca con la grande passione per la letteratura artistiche, riceve dalla madre l'amore per la letteratura e per l'arte e a soli 10 il suo giovane talento si palesa attraverso disegni e caricature di rara bellezza.



1750

Intorno ai 16 anni e grazie agli amici di famiglia che ne promuovono il talento, gli vengono commissionati lavori anche in Italia e quindi decide, per la prima volta, di recarsi  a Sondrio e Morbegno, per poi fermarsi sul lago di Como e poi arrivare a Milano, chiamata da mecenati. Milano, a seconda delle committenze ricevute. Angelika nutre anche la passione  per altre arti come la musica e il canto e, pur essendo attirata dalla carriera di cantante, alla fine preferisce seguire le orme paterne, ricevendo richieste di ritratti già entro il il 1750. 


1757

Dopo la morte improvvisa e dolorosa della madre, decide di ritornare nella sua città di origine a insieme al padre ritorna a Schwarzenberg dove decide di fermarsi per una commissione relativa alla dipintura nella chiesa parrocchiale della cittadina, della scena dei dodici apostoli di Cristo.


1785

In questa data risulta la sua seconda presenza in Italia insieme al padre e in particolare si reca a Milano, Parma, Firenze, Roma e Napoli, dove dimostra il suo talento, copiando  le opere di maestri dell'epoca, dimostrando di fatto, una estrema e straordinaria capacità di copiatura a tal punto da confondere l'originale dalla copia.

Alla morte della Kauffmann, del San Girolamo se ne persero nuovamente le tracce, finché fu ritrovato per caso e acquistato dallo zio di Napoleone, il Cardinal Joseph Fesch. Secondo la tradizione il cardinale rinvenne il quadro diviso in due parti: quella inferiore nella bottega di un rigattiere romano dove costituiva il coperchio di una cassetta, mentre quella con la testa del santo presso il suo calzolaio che ne aveva fatto il piano dello sgabello. Al di là del racconto romanzato la tavola risulta realmente tagliata in cinque pezzi. Alla morte del cardinale il quadro fu messo all'asta e venduto più volte, fino ad essere individuato e fatto acquistare da Pio IX (pontefice dal 1846 al 1878) per la Pinacoteca Vaticana (1856).

L'attribuzione dell'opera proposta dalla Kauffmann ha sempre trovato consenzienti gli studiosi per gli evidenti rapporti con l'opera del maestro e in particolare con l'Adorazione dei Magi (Firenze, Galleria degli Uffizi).


Joseph Fesch  

E' stato un cardinale e grande diplomatico, arcivescovo cattolico e collezionista d'arte francese di origine corsa, fratello uterino di Letizia Ramolino, la madre di Napoleone Bonaparte. 

Iniziò la sua formazione ecclesiastica presso il seminario di Aix-en-Provence, e dimostratosi abile conoscitore della religione nonchè capace uomo di relazioni, fu ordinato presbitero nel 1787.


1790 

Prestò giuramento alla neonata Costituzione civile del clero, per poi abbandonare definitivamente l'ordine religioso, secondo lui distante dai bisogni dell'uomo, per optare vero un periodo di riflessione nel quale, poco tempo dopo, maturerà l'idea di abbracciare la difesa della sua nazione contro i soppressori.


1796

Scelse di entrare a far parte dell'esercito francese in qualità di primo commissario militare, dimostrando di avere una buona conoscenza delle gerarchie e delle strategie militari, impegnandosi in prima  persona nell'organizzazione delle forniture di armi e dei vettovagliamenti per le truppe sui campi di battaglia. Strinse rapporti profondi con i generali di Napoleone a tal punto di essere presente molto spesso ai consulti militari ove il suo consiglio pesava decisamente per le scelte strategiche e di difesa.


1^ ipotesi non confermata

In questo periodo, dopo la campagna d'Italia di Napoleone che iniziò nel 1796, sembrerebbe che sia entrato in contatto con molte opere d'arte trafugate dallo stesso suo generale in tutta l'Italia del nord, dove i francesi fecero razzia di innumerevoli capolavori artistici dei pittori italiani, tra i quali il codice Atlantico e molti scritti di Leonardo e, tra questi, vi fu proprio il "San Girolamo".


2^ ipotesi non confermata

Il cardinale Joseph trovandosi a Roma nel 1796 al seguito delle truppe francesi, trovò personalmente " San Girolamo"  depositato presso una piccola bottega  di un certo "Pietro Picelli" o "Andarini", noto rigattiere locale. Parte del quadro, in particolare la parte inferiore era utilizzata  incredibilmente dal rigattiere per la copertura di una cassa contenente dei colori  per evitare che prendessero l'umidità. Il cardinale, appoggiato dalle guardie francesi, intimò al rigattiere di farsi consegnare l'altra metà dell'opera e ,dopo molte insistenze, confessò di averla consegnata allo "scarpaio", il ciabattino che aveva la bottega nella stessa zona.

Preso in consegna dalle guardie francesi , si recarono tutti a verificare l'informazione presso lo scarpaio  e, loro malgrado, ebbero modo di rendersi conto che  la parte superiore dell'opera era utilizzata come piano di battuta, cioè una specie di piano di lavoro dove lo scarpaio poggiava sandali e scarpe da risistemare, utilizzando martelli e chiodi per assemblare le suole e lavorare il cuoio.


3^ ipotesi non confermata

Alla morte del cardinale  Joseph  Fesch  avvenuta in Roma  il 3 maggio 1839 fu trovata da  canonici di Pio IX presso un luogo di Roma, probabilmente il Nunzio apostolico o la Chiesa di San Giovanni fuori le mura, all'interno di un cassone ben sigillato, il San Girolamo originale, purtroppo suddiviso in 5 pezzi.

Cinque pezzi di legno (al di là del racconto romanzato la tavola risulta realmente tagliata in cinque pezzi). Alla morte del cardinale il quadro fu messo all'asta e venduto più volte, fino ad essere individuato e fatto acquistare da Pio IX (pontefice dal 1846 al 1878). 


1856

Pio IX, una volta rinvenuto il quadro, lo fece restaurare e una volta terminato il restauro, affidò le cure del quadro in deposito presso il caveau della attuale Pinacoteca Vaticana, dove si trova tutt'ora.


 

La storia dell'opera


San Girolamo è raffigurato nell'iconografia dell'eremita penitente nel deserto. Leonardo lo rappresenta vestito di stracci e non con una veste, quasi a far emergere la sua assoluta povertà terrena. Inginocchiato  al cospetto di Dio, impugna nella mano destra una pietra che usava per percuotersi il petto e con la sinistra che indica se stesso in atto di umiltà. 


Il volto 

E' rivolto verso l'alto che, come tradizione dell'epoca ricorda,osserva quasi senza più speranza il signore, forse composto di luce o più semplicemente una crocifissione non ancora definita nei contorni ma che nel disegno si intravede l'asta sull'estrema destra, dove si trova il paesaggio appena abbozzato nel quale alcuni studiosi hanno voluto vedere lo schizzo della facciata di Santa Maria Novella. 


La spalla sinistra e il braccio

Riesce ad offrire la proiezione dell'estensione della spalla attraverso un gioco di luce molto chiaro, a renderla quindi motivo di movimento e, con la stessa luce, scende verso il braccio, quasi a voler indicare immediatamente la mano destra che trattiene quella pietra, pietra con la quale si infliggerà violenti colpi sullo stomaco, stomaco che Leonardo lascia in ombra per non far cogliere le tumefazioni è provocate dai violenti colpi, quasi volesse far passare in second'ordine l'effetto rispetto alla causa. .


Il San Girolamo eremita

Anatomicamente Leonardo presta molta attenzione al soggetto di San Girolamo, creando le contrazioni muscolari e le estensioni, nonchè il movimento sottile dei tendini e la precisa identificazione delle ossa che denotano una certa conoscenza acquisita di Leonardo da Vinci verso lo studio del corpo umano.





Il busto

Il busto non è quello di un uomo scarno, malnutrito, piuttosto Leonardo è attento nel conformarlo al senso comune della normalità, senza evidenziarne caratteristiche di denutrizione (cosi come non appare la sofferenza del cibo non appaiono i segni dei violenti colpi allo stomaco). Questo concetto, quindi, Leonardo lo esprime senza renderlo esplicito alla vista, piuttosto richiama una elaborazione mentale da parte dello spettatore che si trova di fronte non alla miseria di una vita, che deve essere vista e capita, piuttosto ad una sofferenza interiore che non lascia segni esterni: la sofferenza dell'anima. 


La testa

La testa di Girolamo è pendente a seguire la direzione del suo sguardo. Qui Leonardo concentra la sofferenza e lo fa scavando le linee del volto, fino a far pronunciare le ossa acute degli zigomi e gli scavi nelle tempie. Illuminata e centrale, la testa assume un significato di compassione all'osservatore, un momento tragico di sofferenza e di richiesta di aiuto, una prostrazione divina quasi a manifestare una totale rassegnazione e, a tratti, sottomissione al suo mesto destino. 


Il Leone

In basso accovacciato ad osservare "le sofferenze" di San Girolamo, è collocato il fedele leone, volutamente non definito da Leonardo (da notare la quasi assenza dello sfumato e del chiaroscuro). L'animale è disteso senza attenzione al moto, quasi fosse in attesa.


Il fondale
Leonardo usa la tecnica dello sfumato per rendere quasi percettibile il dettaglio, ma senza definirlo, rendendolo di fatto un contorno di un volume pronunciato, quello di San Girolamo.
L'effetto prodotto è paragonabile a una retro-illuminazione, come fossero faretti che illuminano una scena senza creare effetti di luce sovrapposti tali da confondere l'osservatore: definisce il chiaroscuro e le profondità con particolare attenzione nel far risaltare le luci prominenti su San Girolamo. Ad un primo acchito, il fondale  ha lo stile di quello della "Vergine delle rocce" e della "Gioconda", a dimostrare anche la differenza delle marcature e delle loro definizioni a seconda dell'esaltazione dei soggetti pittorici che Leonardo intendeva portare in primo o secondo piano.