- Rinascimento: moneta di scambio


1252

La città di Firenze da corso al conio del Fiorino la prima moneta riconosciuta per lo scambio dei beni. Il suo peso è di 3,54 grammi d'oro quasi puro, stampato in grandi quantità e circolante quasi da subito nel circuito della "mercatanzia fiorentina", per poi diffondersi rapidamente in tutta la Toscana, in Umbria e parte del nord del Lazio, fino in breve tempo, a divenire il punto di riferimento come controvalore dei beni e dei servizi. 

Vengono emanate dal Comune di Firenze anche delle leggi speciali contro la contraffazione che prevede per dell’adulterazione e della falsificazione il taglio della mano e, nei casi ritenuti recidivi, il rogo sulla pubblica piazza.


1283

A distanza di  pochi anni la città di Genova decide di coniare la propria moneta, chiamata il "genovino d'oro", che ebbe grande riscontro nella sua circolazione in quanto Genova, città portuale, lo utilizzava per gli scambi con mercanti provenienti dall'estremo e medio oriente, nonchè dal nord Africa, creando un maggior flusso e interscambio che ebbe una immediata approvazione.

Emesso per la prima volta a Genova nel 1252, riportava la scritta CVNRADVS REX, dedicata al re Corrado III di Svevia. Ciò era dovuto alla gratitudine dei genovesi al sovrano che concesse alla città il diritto di battere moneta. 


1284

Nella oramai ricca Venezia, su autorizzazione del doge Giovanni Dandolo, viene coniato il ducato, moneta in puro oro dal peso di 3,44 g a 24 K. 

Da subito incontra grande interesse e diffusione ed il suo valore di scambio si aggira intorno a 2 lire veneziane e 8 soldi. Il ducato veneziano presentava al dritto il Doge in ginocchio davanti a San Marco ed al verso Gesù Cristo dentro la "mandorla" con attorno l'iscrizione Sit tibi Christe datus quem tu regis iste ducatus

Visto il successo e la diffusione di questa moneta, altre città della penisola, decidono di utilizzare lo stesso nome per coniare le proprie monete, quindi nel giro di pochi anni, si trovano in circolazione il ducato di Milano, il ducato di Savoia, il ducato papale, dell'Impero,il ducato di Urbino.

A sinistra San Marco stante che offre uno stendardo al Doge. Cristo stante di fronte, in "mandorla" ellittica. Intorno SIT T XPE DAT Q T REGIS ISTE DVCAT


1345

Inizia per la Firenze un periodo economico disastroso dovuto ad una gestione incontrollata dei crediti alla cittadinanza ed il suo comune e le autorità che lo governano, si trovano improvvisamente con le casse vuote nello stato di bancarotta finanziaria. Questa condizione è causata essenzialmente dal mancato recupero dei crediti concessi dai banchieri a Edoardo III d’Inghilterra per la Guerra dei cent’anni contro la Francia. 


1346

In Piazza della Signoria a Firenze, si trova "la zecca" del ducato.


1361

A partire da quest'anno la zecca fiorentina si allarga, occupando un intero palazzo nel centro e quasi un centinaio di lavoratori, tra i quali gli intagliatori per i conii, poi vi sono i cassieri delegati al conteggio e alla catalogazione dei fiorini, i “uvrieri”, artigiani che hanno il compito di creare le forme circolari delle monete attraverso alcuni stampi che variano nelle decorazioni, i fonditori addetti alla colata dei metalli e alla creazione degli stampi delle monete. 

Essendo tutti parte di un delicato sistema che avrebbe potuto in qualsiasi momento creare occasioni di furti di monete, la direzione della zecca fiorentina, su ordine comunale, impone a chiunque operi all'interno della zecca, di versare una somma di 300 fiorini, somma considerata di garanzia per ogni eventuale "sparizione" di monete o metalli di lavorazione.

Il compito di controllare che le monete siano perfette è affidato agli "zecchieri" che vengono cambiati ogni sei mesi per motivi di sicurezza: uno incaricato di controllare le monete d'oro scelto direttamente dall’Arte di Calimala, mentre il secondo nominato dall’Arte del Cambio, ha il compito di verificare le monete d'argento. 


1383

Firenze è oramai divenuta un grande centro di produzione commerciale e di scambi e la maggior parte del suo sviluppo si deve alle enormi commesse, molte delle quali pervenute proprio a Venezia, tali da consentire alla città toscana un forte sviluppo economico grazie all'intensa produzione di manufatti in ceramica, smalti, maioliche, e soprattutto, la creazione di gioielli, ritenuti in quest'epoca, di altissima qualità. Non mancano neppure le produzioni tessili e le lavorazioni della lana, del lanello, delle sete che producono un giro d'affari che colloca la città, tra le più ricche di tutta Europa. 

1386
Visto l'enorme sviluppo economico, Firenze decide di coniare una nuova moneta di 24 carati d'oro, dal peso di 3,5368 grammi (pari a 1/96 della libbra di Firenze) e leggermente più larga della precedente coniata.

Fiorino del ducato di Firenze completamente in oro

1422

A partire da quest'anno inizia un cambiamento per il fiorino d'oro che cambia nelle sue dimensioni. Vnegono infatti coniate due forme diverse, la prima e quella originale dalla forma piuttosto piccola chiamata "fiorino stretto" per via delle sue dimensioni di 19-20 millimetri a differenza della seconda moneta, leggermente più grande delle dimensioni di 20-2 millimetri chiamata "fiorino largo". Entrambe le monete hanno stampato le stesse impronte in entrambi i lati: 

  • al dritto è stampata la figura del giglio, simbolo di Firenze, e l’iscrizione "florentia".
  • al rovescio, si trova l'effige in calce il patrono della città, San Giovanni Battista, con l'iscrizione esterna". s. ioha nnes. b." che lo racchiude.


1449
Ci si accorge che l'enorme volume di fiorini oramai in circolazione è davvero alto a tal punto da sfuggire ai controlli della zecca stessa che verificando a campione alcune delle monete si accorge di variazioni di peso che varia tra i 3,3288 grammi ai 3,5515 grammi, mentre per il suo contenuto d'oro la variazione si attesta tra i 954,9 millesimi  a 1000 millesimi.

Tra tutte queste differenze vengono classificate anche alcune tipologie di fiorini, come i fiorini “nuovi” , ”pesanti” , quelli ”forti” e i fiorini ”leggeri”, i ”manomessi” e “macchiati”, ma soprattutto quelli contraffatti ancora in circolazione.


Bibliografia:

  • Centro europeo di studi normanni, La monetazione, in D'Onofrio (a cura di), I Normanni, popolo d'Europa MXXX-MCC, Lucia Travaini, Venezia, 1994, pp. 291-293, ISBN 88-317-5855-1.
  • Carlo M. Cipolla, Storia economica dell'Europa Pre-industriale, Bologna, Il Mulino, 2002 [1974], p. 249, ISBN 978-88-15-13125-6.
  • Iohannis Archiepiscopvs Magvntinus: Giovanni, arcivescovo di Magonza Stewart: Scottish coinage.