Erano gli anni dell’apogeo della casata delle tre lune che, conseguiti ricchezza e prestigio attraverso l’attività di un solido Banco, si imparentò anche con i Medici, attraverso le nozze celebrate nel 1469 fra Guglielmo e Bianca, sorella di Lorenzo il Magnifico.
Nel 1471, la frantumazione degli equilibri causata dall’elezione papale di Sisto IV degenerò in quella drammatica contrapposizione che rese Piazza della Signoria, spianata sulle rovine dei palazzi della gloriosa dinastia degli Uberti, teatro dell’agghiacciante vendetta attuata dai partigiani medicei a seguito della fallita congiura dei Pazzi.
Alla morte di Pietro, gli erano subentrati i figli Lorenzo e Giuliano, rispettivamente di venti e sedici anni. Grazie al naturale talento ed alla metodologia politica mutuata dal nonno Cosimo, essi erano divenuti padroni della città; avevano assunto il controllo di tutte le Magistrature e dei centri di potere attraverso autorevoli fiduciari: Tommaso Soderini, Giovanni Canigiani ed Antonio Pucci; avevano designato cinque Elettori che facevano i Gonfalonieri e i Priori; senza tener conto del Popolo, avevano aumentato l’autorità dei primi e ridotto quella dei secondi; avevano affidato alla Balìa da Magistrato straordinario, ormai permanente, il potere legislativo, amministrativo e giudiziario.
Tuttavia avevano subìto due gravi tentativi di rovesciamento: nel 1470 il fuoriuscito Bernardo Nardi aveva occupato la fortezza e il Palazzo comunale di Prato e preso prigioniero il Podestà Cesare Petrucci. Giorgio Ginori aveva stroncato l’insurrezione e decapitato il ribelle; il 21 aprile del 1472, contro l’insofferenza di Volterra e contro i consigli di Tommaso Soderini, Lorenzo ordinò l’uso delle armi; fece votare centomila fiorini per le spese di guerra e affidò un esercito a Federico d’Urbino: dopo un duro assedio, il centro si arrese ma, in dispregio dei patti sanciti il 18 giugno, fu messo al sacco.