1273,
18 dicembre
Un violentissimo terremoto si scatena in tutta l'Italia meridionale e in particolare nella regione, distruggendo quasi completamente la città di Potenza,scatenando una serie di incendi che bruceranno la maggior parte delle abitazioni.
1390
Re Ladislao I di Napoli, detto il Magnanimo, conosciuto anche come Ladislao d'Angiò-Durazzo o Ladislao di Durazzo (Napoli, 15 febbraio1377 – Napoli, 6 agosto 1414), figlio del re Carlo III d'Angiò-Durazzo e della regina Margherita di Durazzo, che ebbe proprio con il primo cugino Ludovico d’Angiò il regno.
1414
Giovanna successe al fratello Ladislao al trono degli Angiò e la città fu ancora coinvolta nelle lotte che seguirono con i vari pretendenti o predestinati al trono.
Ebbero ancora la città Francesco Sforza, che la passò a Michele Attendolo di Cotignola, (Cotignola, 1370 circa – Pozzolo Formigaro, febbraio 1463), abile condottiero italiano e conte di Cotignola, signore di Acquapendente, Alianello, Castelfranco Veneto, Potenza e Pozzolo Formigaro.
il re Alfonso decise di appropiarsi della città agli Attendolo e la concesse con il suo contado al suo fido Don Indico de Guevara, giunto con lui dalla Spagna; a don Indico seguirono don Antonio e quindi don Giovanni che, quale terzo conte di Potenza, partecipò dalla parte degli Aragonesi alle guerre contro Carlo VIII e Luigi XII.
Don Alfonso de Guevara, sesto conte di Potenza, maritò sua figlia Beatrice ad Enrico di Loffredo, marchese di S. Agata e di Trevico, è così la città, che costituiva la dote nuziale, passò ai Loffredo che già vi erano stati signori in epoca normanna, prima dei Sanseverino. L’antico castello di cui oggi non resta che una sbocconcellata torre, fu da don Carlo Loffredo, figlio di Beatrice Guevara e di Enrico, trasformato in monastero.
Nelle lotte di predominio che seguirono tra Francesi e Spagnoli per la divisione del regno nella seconda metà del ‘600, Consalvo de Cordova e Luigi d’Armagnac, duca di Nemours, fatto un armistizio, convennero a Potenza per negoziare l’accordo, che non fu raggiunto tanto in breve tempo le ostilità ripresero e, cacciati i Francesi da tutto il reame, questo divenne provincia spagnola.
Tutto il Mezzogiorno d’Italia, oramai Vicereame spagnolo subì una degradazione politica e morale che sfociò nella rivolta di Masaniello nel 1647.
Anche Potenza agitata da fazioni contrastanti, fu teatro di moti di intolleranza popolare antispagnola che comunque vennero facilmente repressi e che portarono all’insorgenza di fenomeni di violenza nelle sue campagne, sempre più spopolate.
1442
Potenza e la sua contea, vennero guidate da diversi Signori e condottieri, e tra questi, proprio la famiglia Guevara originaria della Spagna possidenti la contea di Ognate in Alva (Castiglia), passò nel Regno di Napoli al seguito di Alfonso I d’Aragona, molto si spese per portare condizioni sociali ed economiche a livelli di accettazione da parte della popolazione, a tal punto che, Ignigo de Guevara, diede inizio ai lavori di ristrutturazione della cinta muraria di origine normanno-sveva, in parte distrutta e ricostruita già in età angioina; essa fu fortificata e dotata di numerose porte di accesso nonché di torri di avvistamento e di difesa.
1481
Secondo documentazioni del periodo, anche se non vi sono certezze, sembrerebbe che iniziarono i lavori della Porta de la Mendola, e Porta San Luca e Portasalza.
1694
Un altro violento terremoto la distrusse quasi per intero e ben poco fu fatto dai dominatori spagnoli in favore delle popolazioni e per la ricostruzione della città.
Cessata la dipendenza della Spagna, nel Settecento l’Italia Meridionale salutò l’avvento dei Borboni, prima dinastia italiana dopo tanto succedersi di case regnanti straniere.
Soprattutto Carlo di Borbone portò una ventata nuova di rinnovamento sociale e di pace ma, come dice il Riviello nella “Cronaca Potentina”…, “le riforme di Carlo III e del ministro Bernardo Tanucci o non vi giunsero o vi lasciarono appena superficiali ritoccature…” nel segno di un destino sempre uguale per la Basilicata e Potenza.