Il seguace di Pitagora
Uno volendo provare colla alturità di Pitagora come altre volte lui era stato al mondo, e uno non li lasciava finire il suo ragionamento, allo costui disse a questo tale: “E per tale segnale che io altre volte ci fussi stato, io mi ricordo che tu eri mulinaro”. Allora costui, sentendosi mordere colle parole, gli confermò essere vero, che per questo contrassegno lui si ricordava che questo tale era stato l’asino, che li portava la farina.
Il dipintore
Il dipintore disputa e gareggia colla natura.
Alcuni indovinelli
Vederà i maggiori alberi delle selve essere portati dal furor de’ venti dall’oriente all’occidente. Cioè per mare.
Molti fien quegli che scorticando la madre, li arrovescieranno la sua pelle addosso. I lavoratori della terra.
Le cose disunite s’uniranno e riceveranno in sé tal virtù che renderanno la persa memoria alli omini. Cioè i palpiri che sono fatti di peli disuniti e tengano memoria delle cosse e fatti delli omini. Vedrassi l’ossa de’ morti, con veloce moto, trattare la fortuna del suo motore. I dadi…
Molte volte la cosa disunita fia causa di grande unizione. Cioè il pettine, fatto della disunita canna, unisce le file nella tela.
Il vento passato per le pelli delli animali farà saltare li omini. Cioè la piva che fa ballare.
E molti terrestri e acquatici animali monteranno fra le stelle. E i pianeti.
A molti fia tolto il cibo di bocca. A’ forni.
De’ crivelli fatti di pelle di animali Vedrassi il cibo degli animali passar dentro alle lor pelli per ogni parte salvo che per la bocca e penetrare dall’opposita parte insino alla piana terra.
Delle lanterna Le feroce corna de’ possenti tori difenderanno la luce notturna dall’impetuoso furor de’ venti.
Delle piume ne’ letti Li animali volatili sosterran l’omini colle loro propie penne.
Del sognare Andranno li omini e non si moveranno, parleranno con chi non si trova, sentiranno chi non parla.
Dell’ombra che si move coll’omo Vedrassi forme e figure d’omini o d’animali, che se guiranno essi animali e omini, du[v]unche fuggiranno; e tal fia il moto dell’un quant’è dell’altro, ma parrà cosa mirabile delle varie grandezze in che essi si trasmutano.
Delle ombre del sole e dello specchiarsi nell’acqua ‘n un medesimo tempo Vedrassi molte volte l’uno omo diventare tre, e tutti lo seguano; e spesso l’uno, più certo, l’abbandona.
Delle casse che riservano molti tesori Troverassi dentro a de’ noci e de li alberi e altre piante tesori grandissimi, i quali lì stanno occulti.
Degli emisperi che sono infiniti e da infinite linie son divisi in modo che sempre ciascuno omo n’ha una d’esse linie infra l’un piede e l’altro Parleransi e toccheransi e abbracceransi li omini, stanti dall’uno all’altro emisperio, e ‘n]tenderansi i loro linguaggi.
Delle noci e ulive e ghiande e castagni e simili Molti figlioli da dispietate bastonate fien tolti delle proprie braccia delle lor madri e gittati in terra e poi lacerati.