Abbiamo chiesto al Maestro Paternousto, uno dei massimi esperti italiani della tecnica ad Encausto, il suo punto di vista circa l'esecuzione di Leonardo.
Anche
il Genio assoluto come Leonardo resta indifeso dalla
sfortuna. La sfortuna è quel rivolo di acqua anziché invadere
l’orto va diretto al mare.
Qualcuno molto
vicino alla conoscenza della tecnica pittorica dell’Encausto
doveva pur scrivere e divulgare la sua esperienza su questo annoso
mistero mai scritto e divulgato su libri, dai tempi antichi a oggi.
La tecnica coinvolge in pratica, il misterioso trasporto del
calore con il fuoco sulle stesure tramite i Cauterii.
Saper
formulare la cera d’api che deve assolutamente contenere i i
seguenti requisiti di:
- trasparenza
- resistenza al
graffio
- e buona lucidatura,
- resistenza al calore
Proprio la resistenza e l'esposizione a forti fonti di calore, quasi sempre oltre 60 gradi
necessari per lo scioglimento della stessa, contenere con il
calore i colori fissati senza creare con il riscaldamento la
sovrapposizione e dilagamento con colori già eseguiti. Occorre pensare alla compatibilità con supporti bagnati come l’intonaco adatto per
l’affresco e supporti asciutti o rigidi come, marmo, tela,
cotto, carta, legno, gesso e altro.
Ottima mescolanza con tutti
i colori naturali anche di quei colori difficili da dominare con
l’affresco del tipo: cinabro, nero avorio o di vite, alizarina,
minio, bianco di piombo o titanio eccetera.
Chi
fu il primo a dipingere con la cera passandoci sopra il fuoco.
Questa domanda ce la poniamo da secoli compreso l’antico
popolo Greco in età Classica.
Non
sappiamo chi abbia ideato l’encausto, enkaustos in greco, encaustus
in latino, ovvero il dipingere a cera passandovi sopra il calore con
apposti arnesi metallici detti cauterii.
Taluni credono invenzione
di Aristeides poi
perfezionata da Prassitele. Si parla anche di Pamphilos,
maestro di Apelle,
ricordato per aver dipinto encausti, ma anche per averne insegnato
la tecnica. Poi Plinio il
Vecchio nella Naturalis
Historia ricorda
l’uso che ne fecero altri grandi artisti greci del IV sec. a.C.,
quali Apelle,
Pausias, Polignoto di Taso, Kydias, ma
non menziona l’origine o la provenienza della tecnica .
Allora quale
popolo del Mediterraneo mosse i primi passi con la cera ?
L’Encausto riaffiora nel Rinascimento a Firenze nel 1503 quando la Signoria decide di celebrare le vittorie di Anghiari e di Cascina
con due dipinti commemorativi da farsi a Palazzo Vecchio sulle pareti
del Salone dei Cinquecento.
A tale scopo il Gonfaloniere Piero
Soderini incarica due artisti locali: Michelangelo Buonarroti che
gli viene assegnato la battagli di Cascina a Leonardo quella di
Anghiari. Succede che Leonardo ha letto Plinio nella prima
traduzione in italiano della Naturalis Historia tradotta da Lorenzo
Ghiberti, l’autore delle porte del Battistero di Firenze.
Leonardo
per sbalordire il rivale Michelangelo e tutta Firenze, decide di
cimentarsi con l’antica tecnica, su di uno spazio enorme di un
totale di circa 10 metri per venti di lunghezza, che non sarà
interamente dipinto ma questo non lo sappiamo.
A questo punto
Leonardo decide e fa eseguire l’ intonaco, premetto che l’
intonaco viene di norma eseguito su di un muro grezzo che
spesse volte di natura scabrosa e non di buon livello, per
portare l’intonaco nuovo a una superficie liscia e piana di
conseguenza si ottengono spessori con profondità disuguale
da calcolare in centimetri differenti, partendo da un minimo di
centimetri due, fino dei punti alternati di centimetri sette e
anche più con questo si vuol dire che più l’intonaco e di
spessore alto più contiene al suo interno una maggiore quantità
d’acqua di cui occorre qualche mese e più per la sua
evaporizzazione dal suo interno.
Non parlo della stagionatura
dell’intonaco che per completare il suo processo fisico chimico
occorrono minimo sei mesi.
Leonardo ora inizia a dipingere su di
questo nuovo intonaco di proporzioni grandi o piccole noi non lo
sappiamo comunque con colori mesticati con la cera senza dubbio si
parla di cera Punica e quindi a freddo.
Sapendo anche che per
sublimare i colori con la cera e ottenere un giusto risultato doveva
per forza maggiore adoperare il fuoco sulla superficie dipinta per
ottenere la liquefazione della cera che ingloba e incorpora ogni
singola particella di colore proteggendola dalla causticità della
calce e il suo definitivo ancoraggio al supporto e quella lucentezza
tipica della cera e dell’Encausto.
Non possiamo pretendere anche da
un Genio Assoluto come Leonardo se non si conoscono e si
posseggono in parte le giuste materie e procedure di esecuzioni
pratiche.
Cosa mancava a Leonardo?
A Leonardo gli mancava l’altro quarto di cerchio
come diceva lui: un quarto di cerchio non ha nessuna possibilità o
capacità di sopportare un peso, se al primo ne aggiungiamo un altro
quarto si va a formare un arco dalla capacità di sostenere un gran
peso. Quindi a Leonardo mancava l’altro quarto di cerchio di cui:
il supporto alla cera, la buona cera stessa e strumenti detti
Cauterii.
Gli mancavano conoscenze fondamentali per capire la tecnica dell'Encausto?
In mancanza di queste conoscenze a Leonardo non
rimaneva che adoperare il fuoco senza il contatto diretto con la
superficie dipinta, nonostante tutto avesse adoperato il sistema
dei bracieri senza il contatto sul dipinto, come avviene con i
Cauteri.
Come spiega il fallimento di Leonardo, per esempio, nella battaglia di Anghiari?
Il disastro era dietro l’angolo, mi spiego: adoperando
i bracieri facendoli passare davanti alla superficie dipinta a cera,
il forte calore provocato dai bracieri alla parete, fa si che
l’acqua contenuta all’interno dell’intonaco viene richiamata
in superficie per evaporare invece trova ostacolata dalla pittura
che con il calore si uniforma formando una compatta pellicola cerosa
calda, da qui il dramma, ecco che l’acqua affiorata in
superficie resta imprigionata tra l’intonaco e il dipinto
creando cosi un cuscinetto d’acqua facilitando l’opera a
scivolare giù.
Se Leonardo avesse usato la giusta tecnica?
Il mondo oggi possedeva sicuramente non solo l’opera
pittorica più importante di tutti i tempi, ma avrebbe posseduto anche una tecnica pittorica
superiore a tutte le altre e universalmente riconosciuta e adoperata
da tutti i pittori, con l’apporto senza alcun dubbio di una
nuova tavolozza ’esplosiva di colori parietali mai vista prima,
pari e di sicuro superiore al mondo antico.