La storia
Il termine “acquerello” compare nel Settecento, ma fin dall’antichità, nei papiri per esempio, sono state utilizzate tecniche basate sullo stesso principio. Nel Medioevo venivano utilizzati pigmenti uniti a chiara d’uovo o gomma arabica soprattutto nelle miniature. Per l’affresco la tecnica era simile poiché venivano usati pigmenti solubili in acqua, con l’aggiunta però, in epoca bizantina e medievale, di sostanze opacizzanti di colore bianco.
La caratteristica principale di un buon acquerello è l’estrema “leggerezza” rappresentativa, la delicatezza dei colori, l’effetto di freschezza e la sua immediatezza espressiva: dal Rinascimento in poi l’acquerello diventa infatti una tecnica fondamentale per gli studi preparatori dei grandi maestri e delle loro grandi opere. Ma l’acquerello non veniva usato solo in arte: in mancanza della fotografia molti studiosi lo utilizzavano per le riproduzioni botaniche o scientifiche (chissà quanti artisti si sono mantenuti dipingendo tavole per volumi scientifici ed enciclopedie!).
Gli artisti
Tra i pittori più importanti che hanno utilizzato questa tecnica troviamo Albrecht Dürer che lo usava per eseguire studi sulla natura e per i paesaggi, Pisanello per i suoi studi di animali e Pinturicchio per gli studi di guerrieri.
Dal Seicento in poi, trovando come punto di partenza l’Olanda, questa tecnica si diffonde in tutta Europa e negli Stati Uniti, diventando la tecnica preferita da molti pittori nei secoli a venire. Tra questi molti gli artisti inglesi come William Taverner, William Turner e William Blake con le sue incredibili scene visionarie; tra i francesi Charles-Joseph Natoire, Hubert Robert e Jean-Louis Desprez vengono attratti dai monumenti classici, soprattutto romani o pompeiani. Tra gli artisti di epoche più recenti non possiamo non citare Cézanne, Gauguin, Manet, Picasso, Paul Klee e Edward Hopper che hanno utilizzato l’acquarello per alcuni dei loro capolavori.