In questo momento storico i due artisti toscani, Leonardo e Michelangelo, sono considerati tra i massimi esponenti dell'estetica e del bello ed entrambi lavoravano a Firenze e spesso si incontravano per le vie della città.
Si narra, ma la notizia non ha trovato conferma documentale, che i due si siano incontrati più volte casualmente in città, soprattutto nei pressi di Piazza della Signoria, e che in queste occasioni Michelangelo, più giovane di Leonardo di circa 25 anni, lo avrebbe dileggiato e provocato in pubblico, dicendo che la sua arte sarebbe ben presto stata superata dal suo genio e che come artista, riferendosi sempre a Leonardo, avrebbe "di molto appreso" da Michelangelo stesso.
In queste occasioni l'ira di Michelangelo aumentava in quanto attendeva una reazione di Leonardo che, secondo lui, sentitosi offeso, avrebbe reagito e quindi acconsentito ad una vera rissa in pubblico. Questo mai avvenne, in quanto Leonardo avrebbe sorriso ed osservato i toni e le gesta minacciose di Michelangelo, invitandolo semplicemente e pacatamente a tenere un comportamento meno ridicolo e più consono al suo livello di artista.
Comunque è certo che in questo periodo i due artisti sono considerati i due grandi geni assoluti, anche dai loro contemporanei, certamente dai caratteri diversi, ma capaci entrambi di estro e magia del tratto unici del periodo.
Rimane traccia di una loro descrizione nelle indicazioni di Bartolomeo Cerretani, discendente della nobile famiglia fiorentina che ebbe 37 priori, 3 Gonfalonieri e 4 senatori. Ecco le sue parole:
riferimento a Leonardo da Vinci
«In questi tempi erano due fiorentini primari et eccellenti in schultura et pitura, l’uno dei quali si chiamava Leonardo di Ser Piero da Vinci, non era leptimo, stava con il re di Francia e prima era stato dal signore Ludovico [il Moro]; tra le altre cose eccellenti vi fece un cenaculo molto celebrato. Lavorava poco".
riferimento a Michelangelo Bonarroti
"...L’altro era Michelangolo di Francesco di Bonarroto Simoni, ciptadino, il quale in ischultura fece molte cose, maxime un Davit di marmo di braccia 7 ½ che si pose sulla ringhiera davanti alla porta del palagio et così in pittura ed era a Roma e dipingeva la cappella Sistina e fece la sepoltura di Iulio secondo [papa della Rovere], vivente esso che v’andava 72 figure al naturale di marmo cioè 12 apostoli e molte altre cose. Et guadagnavano assai ma molto più Michelangelo perché lavorava più e bene ed io molte volte parlai loro e vidigli lavorare»
tratto da Cerretani 1993, p. 212).