Leonardo da Vinci: da 46 a 49 anni

 

1498, aprile

Secondo le cronache dell'epoca, sembrerebbe che Leonardo venne redarguito da Ludovico il Moro per il suo ritardo nella conclusione dei lavori della Sala delle Asse e che lo stesso Leonardo, gli abbia promesso di concluderla entro il mese di settembre. 


1498, 26 aprile

Isabella d'Este, duchessa di Mantova e moglie di Francesco Gonzaga, scrive da Mantova a Cecilia Gallerani moglie del conte Ludovico Carminati de' Brambilla, detto "il Bergamino", feudatario del castello di San Giovanni in Croce (amante di Ludovico il Moro), chiedendole il ritratto eseguito da Leonardo, la Dama dell'ermellino, per confrontarlo con alcuni ritratti di Giovanni Bellini, pittore veneto conosciuto come "il giambellino".


1498, 2 ottobre

Viene stipulato l'atto notarile col quale Ludovico il Moro dona a Leonardo da Vinci una vigna situata tra il convento di Santa Maria delle Grazie e il monastero di San Vittore al Corpo. 


Vigna di Leonardo - casa degli Atellani



Secondo gli esperti questo e il periodo per le incisioni emblematiche dell"Achademia Leonardi Vinci", come testimoniano:


«Parleransi li omini di remotissimi paesi l'uno all'altro e risponderansi».

Luca Pacioli, che era solito frequentare Leonardo sia per motivi di studio che per una amicizia ormai consolidata, si sofferma sui comportamenti di Leonardo durante gli incontri che ebbero con altri studiosi dell'epoca, incontri avvenuti all'interno del Castello Sforzesco.

In questi incontri tra medici, giuristi, astrologi e teologi, il Pacioli ricorda la grande capacità di Leonardo nel tener testa "ai dotti" ed a ogni loro argomentazione, mettendo quasi sempre in difficoltà le persone che con lui interloquivano circa metodi e teorie: regolarmente Leonardo emergeva su tutti. Pacioli riporta questi incontri chiamandoli: 


«laudabile scientifico duello del geniale architetto e ingegnere e inventore Leonardo,
che in scultura, fusione e pittura con ciascuno prova il suo cognome (vince)». 


Ne De divina proportione  il Pacioli esalta Leonardo per il Cenacolo ormai compiuto e per l


'«Equestre Statua [alta] braccia 12», pesante «libbre circa 200.000,
che farà invidia a Fidia e Prassitele di Monte Cavallo».

 
 

1499, marzo 

Leonardo si sarebbe recato a Genova insieme con Ludovico il Moro, quest'ultimo resosi conto che l'imminente discesa in Italia dei francesi era inevitabile.

1499, 15 luglio

I francesi sono accampati alle porte di Novara con un il III° reggimento cavalleria, 30.000 uomini che si stiano preparando in forze per entrare prossimamente a Milano.

Luigi XII di Valois-Orléans e le truppe francesi nella battaglia di Pavia.


1499, 1 agosto

Nel Codice Atlantico e nel manoscritto I di Parigi presente nel Codice Arundel, Leonardo accenna ad alcuni studi e elementi che riportano ad elementi collocabili in una stanza da bagno, probabilmente quelli della duchessa Isabella d'Aragona che, vedova di Gian Galeazzo Sforza, che su richiesta di Ludovico il Moro era stata definitivamente allontanata presso la Corte Vecchia.


1499, 2 settembre
Un'avanguardia delle milizie francesi di Luigi XII entra in Milano da Porta Vercellina e si accampa con una grande tendopoli, nella zona di San Vittore al Corpo, dislocando guarnigioni ad occupare le porte di uscita dalla città, bloccandole, nella speranza di catturare Ludovico il Moro e i suoi fedeli collaboratori. Milano venne conquistata rapidamente dalle truppe francesi, accolte calorosamente dalla cittadinanza, mentre Ludovico il Moro, probabilmente la notte precedente, ha già abbandona la città per paura di essere ucciso e si trova in viaggio verso la Germania cercando rifugio presso Massimiliano I d'Asburgo, marito di Bianca Maria Sforza.


1499, 9 e 10 settembre

Oramai Milano è completamente in mano alle truppe francesi che occupano il Castello Sforzesco, nonchè i maggiori palazzi del governo della città. Le guarnigioni francesi recandosi nelle adiacenze della vigna di Leonardo concessagli tempo addietro da Ludovico il Moro, vedono un grande cavallo che i balestrieri colpiscono ripetutamente con le loro frecce fino a demolirlo.
Fortunatamente le barbarie perpetrate dalle legioni francesi nei confronti del cavallo di Leonardo (probabilmente una costruzione in creta in scala 1:3 o 1:9 che serviva come prototipo prima della fusione) costruita in scala 1:12, distoglie le truppe francesi che non si accorgono che all'interno della forneria, vi è la forma (stampo) necessario per la fusione.
La forma, abbandonata sino al 1501, verrà richiesta da Ercole d'Este, innamorato del progetto di Leonardo, che deciderà di utilizzarla per la fusione della propria statua a Ferrara intenzionato a riutilizzarla nella fusione di un monumento equestre a Ferrara (mai eseguita).  


1499, 28 settembre 

In relazione all'occupazione dei francesi di Milano, Leonardo scrive le sue considerazioni in merito all'operato di Ludovico Sforza detto il Moro, e lo fa accusando che nel suo lungo ducato iniziato nel 1480, sia stato inconcludente e poco visionario degli accadimenti e che meglio sarebbe stato se avesse avuto la forza di essere amato dal popolo. 


 «Il duca perse lo stato e la roba e la libertà e nessuna opera si finì per lui».


1499, ottobre - (giorno incerto)

Luigi XII arriva a Milano, città definitivamente occupata dalle truppe francesi e si stabilisce per un breve periodo presso le stanze reali del castello Sforzesco. 

A modo di conoscere artisti e vedere le loro opere e, in particolare, chiede di essere portato dove Leonardo sembra abbia fatto un grande affresco: presso la chiesa di Santa Maria delle Grazie. 

Innanzi al cenacolo, Luigi XII ne rimane talmente affascinato da chiedere subito che venga "staccato" dalla parete" per portarlo con sè in Francia. 


1499, 14 dicembre

Leonardo da ordini di mettere al sicuro i suoi 600 fiorini (probabilmente d'oro) nei locali interni dell'Ospedale di Santa Maria Nuova a Firenze, il più antico ospedale della città costruito nel 1288.  

 
 

1500, (giorno incerto)

Leonardo insieme ad alcuni allievi di bottega e all'amico Luca Pacioli, lascia Milano per dirigersi verso Mantova richiesto dalla famiglia Gonzaga, in particolare dalla moglie di Francesco Gonzaga Isabella d'Este. 

Isabella, durante il suo viaggio a Milano del 1498, aveva visto il Ritratto di Cecilia Gallerani, mostratole dalla stessa amante di Ludovico, e ne era rimasta talmente affascinata da desiderare intensamente un suo ritratto da parte di Leonardo. L'intento originale della marchesa era quello di mettere in competizione il genio fiorentino con Giovanni Bellini, l'artista veneziano allora più noto, commissionando a entrambi un suo ritratto e scegliere poi il vincitore. In realtà l'iniziativa non andò in porto. Presso la corte mantovana Leonardo farà il ritratto su cartone della duchessa Isabella d'Este.



Ritratto Isabella d'Este

E' un disegno preparatorio eseguito a carboncino, sanguigna e pastello giallo su carta (63x46 cm) di Leonardo da Vinci, databile al 1500 circa e conservato nel Louvre a Parigi. La donna è ritratta chiaramente a mezzobusto frontale. La testa di profilo, rivolta a destra, e  le mani che ricordano molto le mani della gioconda. Leonardo in questo caso ha utilizzato un  chiaroscuro leggero. Nel disegno Leonardo non rispetta, visibilmente, le proporzioni del braccio destro, cosa assai strana. Esiste un opera su tela di Isabella d'Este, colorata parzialmente in viso, che non ha ottenuto l'attribuzione ufficiale degli esperti (C. Predretti in primis), che ritengono l'opera compatibile ma non attribuibile a direttamente a Leonardo, piuttosto opera dei suoi allievi. 



1500, (giorno incerto)

A Venezia Leonardo ha compiuto studi per apprestamenti difensivi e studi idraulici e sull'Isonzo per progettare le difese contro le scorrerie dei turchi. Lascia la città per recarsi a Bologna.


1500, marzo-aprile

Leonardo arriva in città a Bologna con Boltraffio ospite del poeta Gerolamo Casio. 


1500, 24 aprile

Leonardo è a Firenze e sembra condurre una vita "varia e indeterminata forte, sì che pareva vivere alla giornata"; il suo impegno sulla pittura continuava,"ma più spesso dava opra forte ad la geometria, impacientissimo al pennello". 

Viene richiesto il suo consulto per la costruzione del campanile di San Miniato, un progetto dell'architetto e scultore Bartolomeo d'Agnolo Baglioni per il consolidamento della chiesa di San Salvatore a Monte. 

La basilica abbaziale di San Miniato al Monte, anno1660, è in uno dei luoghi più alti della città di Firenze


1500, agosto

Invia una copia del progetto di Villa Tovaglia (presso Firenze) a Francesco Gonzaga marchese di Mantova. Leonardo inizia gli studi per la Sant'Anna che, nell'aprile dell'anno seguente, susciteranno enorme ammirazione.

Di quest'opera scriverà Giorgio Vasari:


«Finalmente fece un cartone dentrovi una Nostra Donna et una S. Anna, con un Cristo,
la quale non pure fece maravigliare tutti gl'artefici, ma finita ch'ella fu,
nella stanza durarono due giorni d'andare a vederla gl'uomini e le donne,
i giovani et i vecchi, come si va a le feste solenni,
per veder le maraviglie di Lionardo, che fecero stupire tutto quel popolo.»


Tratta da "Le vite de' più eccellenti pittori, scultori e architettori (1568), Vita di Lionardo da Vinci.



Il cartone di Sant'Anna

Eseguita da Leonardo da Vinci con gessetto nero, biacca e sfumino su carta, dimensioni  141,5×104,6 cm conservata presso la National Gallery di Londra. Opera di forte contenuto emotivo dove Leonardo ha voluto rappresentare "la continuazione delle cose", e cioè evidenziare in un unico messaggio le tre generazioni della famiglia di Cristo. Come si vede nel disegno, Sant'Anna ha sulle ginocchia sua figlia Maria e Maria stessa mantiene il Figlio che è rivolto verso San Giovannino. Il dito indice della mano sinistra che indica il cielo è di Anna che è ritratta mentre guarda affettuosamente Maria, felice della sua gravidanza cosi straordinaria, unica e inaspettata, che prende coscienza di essere diventata la portatrice del messaggio celeste tra gli uomini di buona volontà. L'opera non fu mai completata, in quanto Leonardo, subito dopo, ripartì verso Milano, lasciando solo il cartone.  


Filippino Lippi, con un grande gesto di affetto verso il suo amico Leonardo, gli cede l'incarico ricevuto per una pala d'altare alla Santissima Annunziata, in quanto Leonardo è in gravi difficoltà economiche.

 
 

1501, 20 marzo

Secondo quanto indicato nel  Codice Atlantico, Leonardo si trova a Tivoli vecchio, nelle adiacenze delle rovine romane della Villa di Adriano vicino Tivoli. Il motivo per il quale si trova qui è perchè  dove Leonardo si reca per studiare l'antico. 


1501, aprile
Dipinge la Madonna dei fusi per il Robertet, segretario di re Luigi XII. Rappresenta la Madonna seduta su una roccia che sorregge un bambino con il braccio sinistro, sdraiato su di lei con in mano un aspo, piccolo bastone con due assicelle perpendicolari per avvolgere matasse di lana filata. La mano destra di Maria aperta verso il basso, fa sottintendere la sua attenzione ad evitare gesti inconsulti del bambino che può sfuggire al suo attento e materno controllo. 

In entrambi i dipinti si nota lo "sfumato Leonardesco" utilizzato nei fondali, tra l'altro estremamente diversi tra loro: nel dipinto di sinistra si notano calanchi rocciosi e un fiume (simile alla Gioconda), che potrebbe ricordare la zona del Basso Valdarno, mentre nel dipinto di sinistra il fondale  riporta la valle dell'Adda. 

Va ricordato che per entrambe le opere vi è la forte probabilità che siano di Leonardo, ma non la certezza assoluta (cosi come sempre ha ricordato Carlo Pedretti). 

La madonna dei fusi  

New York, collezione privata

E' un dipinto a olio su tavola trasferito su tela e incollato su tavola  50,2×36,4 cm  

La madonna dei fusi 

 Edimburgo 

A olio su tavola 48,3x36,9 cm del duca di Buccleuch, nel Drumlaring Castle 


1501, (giorno incerto)

Disegna il foglio di Weimar (custodito presso il Getty Museum di Malibu). 



Studio dei nervi cranici

Leonardo era affascinato dal meccanismo umano e in questo studio riporta le sue considerazioni: riproduce l'esatta forma e collocazione ventricolare del cervello utilizzando un insolito metodo che prevedeva l'inserimento di sostanze liquide che si solidificavano, raffigurando il chiasmo ottico e   sette paia di nervi cranici. 

Utilizzava invece della cera fonduta nella cavità cranica, per capire lo spessore volumetrico, la forma e  le  circonvoluzioni cerebrali del cervello e del cervelletto. 

Riuscì a dimostrare la relazione tra i muscoli e le ramificazioni nervose e la colonna vertebrale e il suo midollo osseo, che a sua volta rispecchiava una correlazione con l'anima.

Lavora intensamente nelle teorie legate alla matematica e più in generale agli approfondimenti scientifico-tecnici. Sembra che abbia personalmente "ritoccato la madonna" su due dipinti di due suoi allievi: la prima è quella di Buccleuch (48,3x36,9 cm) della collezione privata del duca di Buccleuch, nel Drumlaring Castle presso Edimburgo, e la seconda, denominata ex-Reford di Montreal-Canada, ora a New York. 

Secondo gli studiosi, vi sono altre opere simili con diverse varianti, probabilmente di Leonardo. 


Bibliografia:

  • Nelle sanguigne di Windsor 12410 e 12413 
  • A. Marinoni, Ancora sul foglio “Resta”, “Raccolta Vinciana”, fascicolo XVIII, 1960, p. 113.
  • Da Leonardo chiamata Val di Trozzo in Codice Atlantico, f. 214r-e
  • Guido Carlo BOLLA, descrizione della Valtellina
  • Danae di Baldassare Taccone fu pubblicato per la prima volta da AG Spinelli, Per le Nozze Mazzacorati-Gaetani dell'Aquila d'Aragona , Bologna, 1888
  • Alessandro d'Ancona, Il origini del teatro italiano , 2 e edizione, Torino 1891
  • Cynthia M. Pyle, Per la biografia di Baldassare Taccone in Archivio Storico Lombardo, CXVII, Giornale della società storica lombarda , 1991, Serie 11
  • Nino Pirrotta, Li due Orfei. Da Polizionao a Monteverdi , Torino, Einaudi, 1969 ( OCLC 979626237 )