TEORIA N° 3 - Leonardo e il Priorato di Sion e le teorie di Dan Brown
Secondo lo storico Massimo Introvigne, il Priorato di Sion esiste.
È fondato nel 1956 da Pierre Plantard – che si fa chiamare anche «Plantard de Saint Clair», inventandosi un titolo nobiliare di fantasia che è alle origini delle affermazioni de Il Codice Da Vinci secondo cui anche «Saint Clair» sarebbe un cognome merovingio –, con tanto di atto notarile e carte da bollo.
Plantard ha lasciato intendere di essere egli stesso un discendente dei merovingi e il custode del Graal. La prova che il Priorato esiste da mille anni dovrebbe consistere nel nome di un piccolo ordine religioso medievale chiamato Priorato di Sion.
Questo è effettivamente esistito – e finito –, ma non ha relazioni di sorta né con i merovingi né con presunti discendenti di Gesù Cristo. È difficile non concludere che il collegamento fra Rennes-le-Château, i merovingi e il Priorato di Sion è puramente leggendario, e che il Priorato è un’organizzazione esoterica le cui origini non vanno al di là dell’esperienza di Plantard e dei suoi collaboratori. Non è esistito nessun Priorato di Sion – nel senso in cui oggi se ne parla – prima dell’arrivo di Plantard a Rennes-le-Château. Ora, naturalmente esiste: ma solo dal 1956.
Solo la diffusa ignoranza religiosa spiega come qualcuno possa prendere sul serio un tale cumulo di affermazioni a dir poco ridicole. Ci sono testi del primo secolo cristiano dove Gesù Cristo è chiaramente riconosciuto come Dio.
All’epoca del Canone Muratoriano – che risale circa al 190 d.C. – il riconoscimento dei quattro Vangeli come canonici e l’esclusione dei testi gnostici era un processo che si era sostanzialmente completato, novant’anni prima che Costantino nascesse. Quanto alla Maddalena, lo gnostico Vangelo di Tomaso, che piace tanto a Brown, ben lungi dall’essere un testo proto-femminista ne fonda la grandezza sul fatto che «[...] si fa maschio».
A Simon Pietro che obietta «Maria deve andare via da noi! Perché le femmine non sono degne della Vita», Gesù risponde: «Ecco, io la guiderò in modo da farne un maschio, affinché ella diventi uno spirito vivo uguale a voi maschi. Perché ogni femmina che si fa maschio entrerà nel Regno dei cieli». La cifra di cinque milioni di streghe bruciate dalla Chiesa cattolica è del tutto assurda, e Brown si dimentica del fatto che nei paesi protestanti la caccia alle streghe è stata più lunga e virulenta che in quelli cattolici.
L’idea stessa di un «codice Da Vinci» nascosto nelle opere dell’artista italiano è stata definita «assurda» dalla professoressa Judith Veronica Field, docente alla University of London e presidentessa della Leonardo Da Vinci Society. A fronte di questi svarioni, quello del traduttore italiano che chiama la torre dell’orologio del parlamento inglese «Big Bang» invece di Big Ben sembra quasi un peccato veniale, ed è stato corretto nelle ristampe più recenti. Inoltre, chi conosca un poco la storia delle mistificazioni sul Graal sa che nel Codice Da Vinci vi è ben poco di nuovo: tutto è già stato detto in centinaia di libri su Rennes-le-Château, e – benché il nome di questa località francese non sia mai menzionato nel romanzo di Brown – i cognomi Saunière e Plantard fanno chiaramente riferimento alle stesse vicende.
* Articolo sostanzialmente anticipato, in una versione più breve, senza note e con il titolo Il Codice Da Vinci, in il Timone. Mensile di formazione e informazione apologetica, anno VI, n. 31, Fagnano Olona (Varese) marzo 2004, pp. 47-49. (1) Cfr. PHILIP JENKINS, The New Anti-Catholicism. The Last Acceptable Prejudice, Oxford University Press, New York 2003; in una comunicazione personale, l’autore ha confermato di ritenere Il Codice Da Vinci un esempio tipico della mentalità descritta nel suo studio. (2) Cfr. DAN BROWN, Il Codice Da Vinci, trad. it., Mondadori, Milano 2003. (3) Ibid., p. 9.
(4) Ibidem. (5) Vangelo di Tomaso, 114, in LUIGI MORALDI (a cura di), I Vangeli gnostici. Vangeli di Tomaso, Maria, Verità, Filippo, trad. it., Adelphi, Milano 2001, pp. 3- 20 (p. 20). (6) Ibidem. (7) Ibidem. (8) Cfr. GARY STERN, Expert Dismiss Theories in Popular Book, in The Journal News, Westchester (New York) 2-11-2003, p. 1. (9) D. BROWN, op. cit., p. 438. (10) Cfr. un’introduzione all’immensa bibliografia sul tema, nel mio Rennes le Château: mistificatori e mistificazioni sul Graal, in Cristianità, anno XXIV, n. 258, ottobre 1996, pp. 7-9.(11) Cfr. GERARD DE SEDE, L’or de Rennes ou la vie insolite de Bérenger Saunière, Curé de Rennes-le-Château, Julliard, Parigi 1967. (12) Cfr. MICHAEL BAIGENT, RICHARD LEIGH e HENRY LINCOLN, Il Santo Graal, trad. it., Mondadori, Milano 1997. (13) Cfr. lettera dell’avvocato B. Boccon-Gibod a Philippe de Chérisey, dell’8-10-1967, in cui parla di documenti «de votre fabrication et déposés à mon étude», all’indirizzo http://priory-of-sion.com/posd/pdchparchments.html. (14) Cfr. PAUL SMITH, The Tomb at Les Pontils. The Real Truth, all’indirizzo http://priory-of-sion.com/psp/id33.html, visitato il 20-5-2004.