Leonardo da Vinci: da 60 a 65 anni

 

1512

Disegna studi di natura e i fiumi e i canali della Lombardia.

È presumibilmente il periodo in cui si dedica a opere di lunga elaborazione, come la Sant'Anna del Louvre, capolavoro che porterà in Francia e rimarrà incompiuto nel panneggio, il San Giovanni nel deserto,come risulta dal disegno trafugato dal Sacro Monte di Varese e dal dipinto del Louvre trasformato nel XVII secolo in Bacco, e il Salvator Mundi di cui restano versioni di bottega e disegni autografi per alcuni dettagli.

 

1512, dicembre

Il ritorno di Massimiliano Sforza a Milano costrinse Leonardo a rifugiarsi a Vaprio presso il fedelissimo discepolo F. Melzi.


1513, gennaio (giorno incerto) 

E' a Vaprio e a Trezzo d'Adda, ospite della famiglia Melzi. Del periodo trascorso da Leonardo a Vaprio rimangono numerose tracce nei suoi disegni, schizzi e osservazioni:

  • (Codice Atlantico f 99ra) il disegno del fiume Adda da Imbersago a Vaprio;
  • (datato 1513, Codice Windsor) il disegno del "Porto della Canonica di Vaprio";
  • Disegni abbozzati sull'origine alluvionale della pianura padana;
  • (Codice Windsor) disegno del Naviglio della Martesana e il fiume Adda nella zona di Vaprio; 
  • (Codice Atlantico) il progetto di rifacimento di Villa Melzi, con l'aggiunta di una torretta. Si presume riferito alla Camera della Torre de Vaveri;
  • (Windsor Royal Library n° 19007) il disegno della pianta del castello visconteo di Trezzo; 
  • (Windsor Royal Library n° 12399); il disegno del Naviglio della Martesana e il fiume Adda alla rocca di Concesa. 
Altra testimonianza della sua presenza a Vaprio in villa Melzi pare essere il cosiddetto "Madonnone", affresco che si trovava inizialmente su di una parete esterna della villa all'altezza del primo piano e che oggi, a seguito dei lavori ottocenteschi di rimaneggiamento della villa, si trova al suo interno. Si tratta di un grande affresco tondo di 5 metri di diametro iscritto in un quadrato, che rappresenta una Madonna a mezzo busto con il Bambino in braccio. Chiaro è il riferimento alla scuola leonardesca, alcuni vedono la mano del Maestro stesso soprattutto nelle tracce del disegno preparatorio. 


(giorno incerto)

Leonardo disegna studi anatomici su carta blu, fontane e dispositivi idraulici eroniani, e progetti per l'ampliamento di Villa Melzi a Vaprio.


1513, 25 marzo

Leonardo è ricordato nel registro della Fabbrica del Duomo di Milano: 


«habitans cum magnifico domino Prevostino Viola».


1513, 24 settembre

Al foglio 1r si legge: 


«Partii da Milano per Roma addì 24 settembre 1513 con Giovan Francesco de' Melzi,
Salai, Lorenzo e il Fanfoia»


Leonardo da Vinci si trasferisce a Roma su invito dell'amico e mecenate Giuliano de' Medici, fratello del nuovo papa Leone X, grazie al quale in dicembre ottiene uno studio nel Belvedere del Vaticano. 

Vasari, nella Vita del Pontormo, scrive che «Ser Piero da Vinci, padre di Lionardo», «bellissimo ingegno», avrebbe collaborato con i costumi («gl'abiti delle figure») ai festeggiamenti per l'elezione del papa. La notizia è, però, inattendibile, perché  Ser Piero era morto nel 1504; più probabilmente si tratta del fratello di Leonardo, Giuliano Da Vinci.
Ma a Roma Leonardo si vide escluso dalle grandi opere del tempo: i progetti per S. Pietro e la decorazione del Vaticano; gli fu portato via il trattato De vocie che aveva composto; ostacolato nelle sue ricerche di anatomia, continuò a occuparsi di studî matematici e scientifici. 

Nei suoi appunti Leonardo scrive:

 "li Medici mi creorno e destrusseno".

 


1514, 24 settembre

In un foglio con la «sinistra mano» e centine, Leonardo disegna l'Arianna del Belvedere Vaticano (Codice Atlantico); disegna e descrive anche i Diluvi, con l'annotazione:

«Onde del mare di Piombino» 

in RL 12665r


Continua le annotazioni per il Libro di pittura.

Fra le memorie del Codice Atlantico, in un foglio di studi geometrici, si legge:


«a dì 7 di luglio a ore 23 a Belvedere nello studio fattomi dal Magnifico»


cioè da Giuliano de' Medici; nel Manoscritto E ricorda le date di un suo viaggio in Emilia.


1514, 25 settembre 

Leonardo si trova a Parma come scrive:«A Parma il 25 settembre», per poi indicare nei suoi scritti un breve viaggio nella zona del Po, vicino Cremona «Sulla riva del Po il 27 settembre».

Progetta, con "design" estetico, turbine e macchine per attorcigliare corde.

A Civitavecchia compie studi archeologici e sul porto. Realizza una straordinaria cartografia per il suo progetto di bonifica delle Paludi Pontine.


1514, Roma, l'8 ottobre 

Viene accettato come novizio dall'Arciconfraternita di San Giovanni dei Fiorentini, da cui poi si ritira.

Leonardo partì per Roma, portandosi gli allievi più vicini, il Melzi e il Salaì. Qui Giuliano de' Medici, fratello del papa Leone X, gli accorda il suo favore, ottenendo per lui un alloggio negli appartamenti del Belvedere al Vaticano. Qui l'artista si dedicò ai suoi studi scientifici, meccanici, di ottica e di geometria e cercò fossili sul vicino monte Mario, ma si lamentò con Giuliano che gli venissero impediti i suoi studi di anatomia nell'Ospedale di Santo Spirito. 

Non ottenne commissioni pubbliche, ma ebbe modo di rivedere Bramante e Giuliano da Sangallo, che si stavano occupando della fabbrica di San Pietro, Raffaello Sanzio, che affrescava gli appartamenti papali, e forse anche Michelangelo, dal quale lo divideva l'antica inimicizia.

Si occupò del prosciugamento delle Paludi pontine, i cui lavori erano stati appaltati da Giuliano de' Medici - il progetto venne approvato da papa Leone X il 14 dicembre 1514, ma non fu eseguito per la morte sia di Giuliano che del papa di lì a pochi anni - e della sistemazione del porto di Civitavecchia. Con Giuliano e il papa fece un viaggio a Bologna, dove ebbe modo di conoscere direttamente Francesco I di Francia.

 

1515

Secondo il Vasari, durante questa sua breve permanenza a Roma, fece «per messer Baldassarre Turini da Pescia, che era datario di Leone, un quadretto di una Nostra Donna col figliuolo in braccio con infinita diligenza e arte» e ritrasse «un fanciulletto che è bello e grazioso a maraviglia, che sono tutti e due a Pescia», ma delle due opere si è persa ogni traccia, unitamente alla Leda col cigno, celebre al tempo, e vista ancora da Cassiano dal Pozzo nel 1623 a Fontainebleau: «una Leda in piedi, quasi tutta ignuda, col cigno e due uova al piè della figura».

Leonardo a Roma cominciò anche a lavorare a un vecchio progetto, quello degli specchi ustori che dovevano servire a convogliare i raggi del sole per riscaldare una cisterna d'acqua, utile alla propulsione delle macchine. Il progetto però incontrò diverse difficoltà soprattutto perché Leonardo non andava d'accordo con i suoi lavoranti tedeschi, specialisti in specchi, che erano stati fatti arrivare apposta dalla Germania. Contemporaneamente vennero ripresi i suoi studi di anatomia, già iniziatisi a Firenze e Milano, ma questa volta le cose si complicarono: una lettera anonima, inviata probabilmente per vendetta dai due lavoranti tedeschi, l'accusò di stregoneria. In assenza della protezione di Giuliano de' Medici e di fronte a una situazione fattasi pesante, Leonardo si trovò costretto, ancora una volta, ad andarsene. Questa volta aveva deciso di lasciare l'Italia. Era anziano, aveva bisogno di tranquillità e di qualcuno che l'apprezzasse e l'aiutasse.

Le fattezze di Leonardo si conoscono da un presunto Autoritratto senile, databile al 1515 circa e conservato nella Biblioteca Reale di Torino. L'opera, dalla quale derivano altri ritratti ideali, fa parte ormai dell'immaginario collettivo.

1516, 9 gennaio

Leonardo annota nel Manoscritto G la partenza da Roma del Magnifico Giuliano, che si reca in Savoia per sposare, in un matrimonio di stato, la zia del futuro re Francesco I. Probabilmente Leonardo sta ancora lavorando per lui al ritratto della sua favorita, la Gioconda, opera che non ebbe poi più modo di consegnarli.

In un resoconto di viaggi, indirizzato niente meno che dall'India allo stesso Giuliano de' Medici, Andrea Corsali descrive le abitudini dei «Guzaratti» che «non si cibano di cosa nessuna tenga sangue, et non consentono infra loro nuocere a nessuna cosa animata, come el nostro Leonardo da Vinci. Vivono di risi, lacte et altri cibi inanimati…», annotazione da cui è nata la fama di un Leonardo vegetariano" e "animalista". Tuttavia nei manoscritti leonardiani, si distingue il progetto del girarrosto e nelle liste della spesa ricorre sempre l'acquisto di carne.
Leonardo è in difficoltà con un collaboratore tedesco, «costruttore di specchi» e se ne lamenta in una lettera al Magnifico Giuliano.

Esegue, ma non se ne conosce la collocazione, una "Nostra Donna" e un "Fanciulletto" per un suo conterraneo: Baldassare Turini da Pescia, datario del papa.

S'interessa di meccanica e anatomia, tanto da essere allontanato dall'Ospedale di Santo Spirito con l'accusa di negromanzia. Si propone di cercare conchiglie fossili a Monte Mario.

Progetta le "Stalle del Magnifico" per Lorenzo di Piero de' Medici e un nuovo Palazzo Medici in Firenze; rielabora il suo "leone meccanico" per il corteo dell'incoronazione di Francesco I a Lione del 12 luglio. Si dedica ai ludi geometrici; disegna compassi, figure in costumi teatrali, l'allegoria del cane-lupo al timone di una barca con la bussola orientata dall'aquila reale (Windsor).


1516,  13 marzo

Leonardo è a Roma e studia soluzioni di problemi geometrici.

In agosto trascrive le misurazioni di San Paolo fuori le Mura; nel Codice Arundel menziona un libro del suo precursore, Ruggero Bacone, «fatto in stampa».

Parte per la Francia, accompagnato da Melzi e Salai.

In questi anni, tra Roma e Amboise, disegna ancora i Diluvi, oggi a Windsor, le Danzatrici, conservate nella Galleria dell'Accademia di Venezia e, probabilmente, l'Autoritratto, nella Biblioteca Reale di Torino.


1516, agosto

L'ultima notizia del suo periodo romano si riferisce a quando misurava le dimensioni della basilica di San Paolo fuori le mura, dopodiché dovette accettare gli inviti del re di Francia.


1516, 30 novembre

Leonardo si reca a Firenze con Leone X e poi a Bologna. Delinea un suo itinerario attraverso l'Emilia e una pianta schematica e idealizzata di Firenze, con l'elenco delle porte di Milano aggiunto da Melzi.

Mentre Raffaello inserisce l'anello mediceo a diamante in diversi studi compositivi e decorativi, Leonardo lo reinventa con la piramide ottagonale laterata vacua affine alle sue figure per il De divina proportione di Pacioli.

1516, 9 dicembre

Leonardo arriva a Milano e scrive una lettera (oggi perduta?) al suo fattore di Fiesole sulla qualità non eccellente del vino, con istruzioni per migliorarla.

Il Duomo di Firenze: Leonardo descrive le opere e i procedimenti della saldatura relativa alla sfera di rame posizionata sul Duomo di Firenze nel 1471, sottolineandone i passaggi. Nello stesso foglio sono presenti alcuni testi che fanno pensare agli studi relativi a specchi parabolici.


1517, maggio

Leonardo partì per la Francia, dove arrivò nel mese di maggio, insieme a Francesco Melzi e il servitore Battista de Vilanis, venendo alloggiato dal re nel castello di Clos-Lucé, vicino ad Amboise, e onorato del titolo di premier peintre, architecte, et mecanicien du roi, con una pensione di 5.000 scudi. Francesco I era un sovrano colto e raffinato, amante dell'arte soprattutto italiana, come dimostrò anche negli anni successivi accogliendo con onori altri artisti (Francesco Primaticcio, Rosso Fiorentino, Andrea del Sarto e Benvenuto Cellini).

Leonardo, con la qualifica di "primo pittore, ingegnere, architetto del re", è ospite di Francesco I nel Palazzo di Cloux (Clos-Lucé), presso la corte del castello di Amboise.


1517, tra il 30 settembre e il 1 ottobre 

Il suo "leone meccanico" è protagonista della scenografia per l'ingresso del re ad Argentan, insieme alla zia, la duchessa Filiberta, vedova di Giuliano de' Medici.

Con Francesco I si reca a Romorantin, per il progetto di una nuova città ideale che comprende il Palazzo del re e una vasca per naumachie (Codice Windsor, Codice Atlantico e Codice Arundel).

Si dedica ancora ai "ludi geometrici", disegna gatti e cavalli, San Giorgio e il drago, la Pointing Lady (Windsor) e uno studio per il panneggio incompiuto della Vergine nella Sant'Anna del Louvre.


1517, 10 ottobre 

Riceve a Cloux la visita del cardinale d'Aragona, il cui segretario De Beatis ricorda tre dipinti: il San Giovanni, la Sant'Anna e il ritratto di «certa donna fiorentina facta di naturale ad instanzia del quondam magnifico Iuliano de' Medici» (la Gioconda).

Lo stesso De Beatis esalta il valore degli studi di anatomia e di macchine e quelli sulla natura delle acque, raccolti in una «infinità de volumi»; osserva, inoltre, che Leonardo ha una paralisi alla mano destra, per cui ha difficoltà a dipingere ma può ancora disegnare e insegnare ad altri, fra cui un «creato milanese che lavora assai bene» da identificare con Francesco Melzi. 

Lo stipendio annuo per «Maestro Leonardo da Vinci, pittore» è di 1000 scudi soleil; il Melzi, «gentiluomo», riceve 400 scudi; Salai, «servitore», solo 50.

Impressionanti testimonianze di quest'ultimo periodo sono i disegni in cui è immaginata la fine del mondo, evento fantastico in cui operano con logica coerenza e con terribile bellezza le forze della natura indagate da Leonardo. 


1517 

Risultava esistere un'«infinità di volumi» presso Leonardo ad Amboise.


«Questo gentilhomo ha composto de notomia tanto particularmente con la demonstratione de la pictura si de membri come de muscoli, nervi, vene, giunture,
d'intestini tanto di corpi de homini come de done, de modo non è stato mai facto anchora da altra persona. 

Il che habbiamo visto oculatamente et già lui ne dixe haver facta notomia de più de xxx corpi tra masculi et femine de ogni età.
Ha anche composto la natura de l'acque, de diverse machine et altre cose,
secondo ha riferito lui,
infinità di volumi et tucti in lingua vulgare, quali se vengono in luce saranno proficui et molto delectevoli»

Antonio de Beatis, Addì 10 ottobre 1517


Antonio de Beatis Fu segretario particolare del cardinal Luigi d'Aragona fece parte della scorta che, nel 1517, accompagnò il cardinale nel viaggio attraverso l'Europa centrosettentrionale e la Francia.

Nel 1519, alla morte di Leonardo, ci fu una prima dispersione dei manoscritti.