La tortura della battitura dei piedi in voga in Europa nel rinascimento. Quella del carnefice era un
La tortura della battitura dei piedi in voga in Europa nel Medio Evo e nel Rinascimento. Quella del carnefice era una professione riconosciuta.
La rinascita del diritto romano, alla fine del XII secolo, riportò in auge la tortura come strumento giudiziario (sia punitivo, sia per ottenere confessioni). Varie erano le tecniche: la più comune era quella della “corda”, cioè sollevare dal suolo il sospetto con una corda legata ai polsi facendo poi precipitare il malcapitato da varie altezze, disarticolando gli arti superiori, oppure la “stanghetta”, con cui si comprimeva la caviglia fra due tasselli di metallo; “le cannette” inserite fra le dita delle mani e poi strette con cordicelle; le tenaglie roventi con le quali si strappavano le carni o l’acqua fatta ingerire, con la forza, a litri. Ma non tutti i tribunali applicavano questi sistemi in modo abituale. Almeno fino al 1252, quando papa Innocenzo IV ne autorizzò ufficialmente l’uso nei processi contro gli eretici, quando vi erano forti dubbi e contraddizioni sulle confessioni dell’imputato.
Pera di ferro, strumento di tortura
BARBARIE MEDIEVALI. A dispetto del loro nome, i barbari non praticavano torture. Avevano però un modo cruento per provare la colpevolezza di un accusato: l’ordalia. In caso di dubbio, solo chi riusciva a tenere nel palmo della mano un ferro rovente o a immergere il braccio in un paiolo di acqua bollente, dimostrava la propria innocenza.
La “pera di ferro”: tramite il meccanismo a vite si apriva la bocca fino a slogarla.
Ma alla tortura si ricorreva solo in casi eccezionali: spesso era sufficiente la sola minaccia del supplizio; in ogni caso i manuali dell’epoca raccomandavano che venisse fatta in maniera limitata, senza menomare la vittima in modo permanente, e che ogni sessione di tortura non dovesse durare più di 10 minuti. Alla fine, se l’eretico confessava, doveva pentirsi davanti alla comunità con un “atto di fede” (auto da fé, in portoghese) indossando un saio nero con un alto copricapo. In caso contrario, c’era il carcere a vita o il rogo, per gli eretici recidivi o gravi: si bruciava il corpo della vittima affinché non potesse più risorgere dopo il Giudizio universale.
CAMBIO DI ROTTA. La pratica della tortura continuò a lungo. L’Inquisizione romana, tra il 1542 e il 1761 mandò al rogo 97 persone, fra cui il filosofo Giordano Bruno che non volle rinnegare le proprie idee; Galileo Galilei invece si salvò perché abiurò.