Testo tratto dall'originale
Vangelo Apocrifo di Giacomo
2] Sellò l'asino e vi fece sedere Maria: il figlio di lui tirava la bestia e Giuseppe li accompagnava. Giunti a tre miglia, Giuseppe si voltò e la vide triste; disse tra s‚: "Probabilmente quello che è in lei la travaglia". Voltatosi nuovamente, vide che rideva. Allora le domandò:
"Che cosa hai, Maria, che vedo il tuo viso ora sorridente e ora rattristato?"
Maria rispose a Giuseppe:
"E' perché vedo, con i miei occhi, due popoli: uno piange e fa cordoglio, l'altro è pieno di gioia e esulta".
[3] Quando giunsero a metà strada, Maria gli disse:
"Calami giù dall'asino, perché quello che è in me ha fretta di venire fuori". La calò giù dall'asino e le disse:
"Dove posso condurti per mettere al riparo il tuo pudore? Il luogo, infatti, è deserto".
[18, 1] Trovò quivi una grotta: ve la condusse, lasciò presso di lei i suoi figli e uscì a cercare una ostetrica ebrea nella regione di Betlemme.
[2] Io, Giuseppe, camminavo e non camminavo.
Guardai nell'aria e vidi l'aria colpita da stupore; guardai verso la volta del cielo e la vidi ferma, e immobili gli uccelli del cielo; guardai sulla terra e vidi un vaso giacente e degli operai coricati con le mani nel vaso: ma quelli che masticavano non masticavano, quelli che prendevano su il cibo non l'alzavano dal vaso, quelli che lo stavano portando alla bocca non lo portavano; i visi di tutti erano rivolti a guardare in alto.
[3] Ecco delle pecore spinte innanzi che invece stavano ferme: il pastore alzò la mano per percuoterle, ma la sua mano restò per aria. Guardai la corrente del fiume e vidi le bocche dei capretti poggiate sull'acqua, ma non bevevano.
Poi, in un istante, tutte le cose ripresero il loro corso.
[19, 1] Vidi una donna discendere dalla collina e mi disse:
"Dove vai, uomo?". Risposi: "Cerco una ostetrica ebrea".
E lei: "Sei di Israele?". "Sì" le risposi.
E lei proseguì: "E chi è che partorisce nella grotta?". "La mia promessa sposa" le risposi.
Mi domandò: "Non è tua moglie?". Risposi: "E' Maria, allevata nel tempio del Signore. Io l'ebbi in sorte per moglie, e non è mia moglie, bensì ha concepito per opera dello Spirito santo".
La ostetrica gli domandò: "E' vero questo?".
Giuseppe rispose: "Vieni e vedi". E la ostetrica andò con lui.
[2] Si fermarono al luogo della grotta ed ecco che una nube splendente copriva la grotta.
La ostetrica disse:
"Oggi è stata magnificata l'anima mia, perché i miei occhi hanno visto delle meraviglie e perché è nata la salvezza per Israele". Subito dopo la nube si ritrasse dalla grotta, e nella grotta apparve una gran luce che gli occhi non potevano sopportare.
Poco dopo quella luce andò dileguandosi fino a che apparve il bambino: venne e prese la poppa di Maria, sua madre. L'ostetrica esclamò: "Oggi è per me un gran giorno, perché ho visto questo nuovo miracolo".
[3] Uscita dalla grotta l'ostetrica si incontrò con Salome, e le disse:
"Salome, Salome! Ho un miracolo inaudito da raccontarti: una vergine ha partorito, ciò di cui non è capace la sua natura". Rispose Salome: "(Come è vero che) vive il Signore, se non ci metto il dito e non esamino la sua natura, non crederò mai che una vergine abbia partorito".
[20, 1] Entrò l'ostetrica e disse a Maria:
"Mettiti bene. Attorno a te, c'è, infatti, un non lieve contrasto".
Salome mise il suo dito nella natura di lei, e mandò un grido, dicendo: "Guai alla mia iniquità e alla mia incredulità, perché ho tentato il Dio vivo ed ecco che ora la mia mano si stacca da me, bruciata".
[2] E piegò le ginocchia davanti al Signore, dicendo: "Dio dei miei padri, ricordati di me che sono stirpe di Abramo, di Isacco e di Giacobbe. Non fare di me un esempio per i figli di Israele, ma rendimi ai poveri.
Tu, Padrone, sai, infatti, che nel tuo nome io compivo le mie cure, e la mia ricompensa la ricevevo da te".
[3] Ed ecco apparirle un angelo del Signore, dicendole:
"Salome, Salome! Il Signore ti ha esaudito: accosta la tua mano al bambino e prendilo su, e te ne verrà salute e gioia".
[4] Salome si avvicinò e lo prese su, dicendo:
"L'adorerò perché a Israele è nato un grande re". E subito Salome fu guarita e uscì dalla grotta giustificata.
Ed ecco una voce che diceva: "Salome, Salome! Non propalare le cose meravigliose che hai visto, sino a quando il ragazzo non sia entrato in Gerusalemme".
[21, 1] Poi Giuseppe si preparò a partire per la Giudea. In Betlemme della Giudea ci fu un grande trambusto, perché erano venuti dei magi che dicevano: "Dov'è il nato re dei Giudei? Abbiamo visto la sua stella nell'Oriente e siamo venuti ad adorarlo".
[2] Udendo questo, Erode fu turbato e inviò dei ministri ai magi; mandò anche a chiamare i sommi sacerdoti e li interrogò, dicendo:
"Come sta scritto a proposito del Cristo, dove deve nascere?".
Gli risposero: "In Betlemme della Giudea, perché così sta scritto".
E poi li rimandò. Interrogò anche i magi, dicendo:
"Quale segno avete visto a proposito del re che è nato?". I magi gli risposero: "Abbiamo visto una stella grandissima che splendeva tra queste stelle e le oscurava, tanto che le stelle non apparivano più.
E' così che noi abbiamo conosciuto che era nato un re a Israele, e siamo venuti per adorarlo". "Andate e cercate", disse Erode "e se troverete fatemelo sapere affinché anch'io venga a adorarlo".
I magi poi se ne andarono.
[3] Ed ecco che la stella che avevano visto nell'oriente li precedeva fino a che giunsero alla grotta, e si arrestò in cima alla grotta. I magi, visto il bambino con Maria sua madre, trassero fuori dei doni dalla loro bisaccia: oro, incenso e mirra.
[4] Essendo stati avvertiti da un angelo di non entrare nella Giudea, se ne tornarono al loro paese per un'altra via.
[22, 1] Accortosi di essere stato giocato dai magi, Erode si adirò e mandò dei sicari, dicendo loro:
"Ammazzate i bambini dai due anni in giù".
[2] Maria, avendo sentito che si massacravano i bambini, prese il bambino, lo fasciò e lo pose in una mangiatoia di buoi.
[3] Anche Elisabetta, sentito che si cercava Giovanni, lo prese e salì sulla montagna guardandosi attorno, ove nasconderlo; ma non c'era alcun posto come nascondiglio. Elisabetta, allora, gemendo, disse a gran voce: "Monte di Dio, accogli una madre con il suo figlio". Subito il monte si spaccò e l'accolse. E apparve per loro una luce, perché un angelo del Signore era con loro per custodirli.
[23, 1] Erode, nel mentre, cercava Giovanni, e mandò dei ministri da Zaccaria, dicendo:
"Dove hai nascosto tuo figlio?".
Rispose loro:
"Io sono un pubblico ufficiale di Dio e dimoro costantemente nel tempio del Signore, non so dove sia mio figlio".
[2] I ministri se ne ritornarono per riferire tutto ciò a Erode. Adiratosi, Erode disse loro:
"E' suo figlio colui che regnerà su Israele!".
Mandò, perciò, di nuovo da lui per dirgli:
"Dì proprio la verità: dov'è tuo figlio? Sai bene che il tuo sangue sta sotto la mia mano".
[3] Zaccaria rispose:
"Se tu spargerai il mio sangue, io sarò un testimone di Dio. Il mio spirito sarà accolto dal Padrone, poiché tu spargerai sangue innocente nel vestibolo del tempio del Signore".
Allo spuntare del giorno, Zaccaria fu ucciso. I figli di Israele non sapevano che era stato ucciso.
[24, 1] All'ora del saluto, i sacerdoti uscirono, ma Zaccaria non venne loro incontro, come di solito, con la benedizione. I sacerdoti stettero a aspettare Zaccaria per salutarlo nella preghiera e glorificare l'Altissimo.
[2] Ma, dato che tardava, tutti si intimorirono. Uno di loro si fece coraggio: entrò e vide presso l'altare del sangue coagulato e udì una voce che diceva:
"Zaccaria è stato ucciso! Il suo sangue non sarà cancellato fino a quando non giungerà il suo vendicatore".
All'udire tali parole ebbe paura, e uscì per riferire ai sacerdoti.
[3] Questi si fecero coraggio, entrarono e videro quanto era accaduto: gemette la travatura del tempio, ed essi si strapparono le vesti dall'alto in basso.
Non trovarono il suo corpo, trovarono invece il suo sangue pietrificato.
Pieni di timore, uscirono e annunziarono a tutto il popolo che Zaccaria era stato ucciso. Lo vennero a sapere tutte le tribù del popolo, che lo piansero e fecero cordoglio per tre giorni e tre notti.
[4] Dopo i tre giorni, i sacerdoti deliberarono chi mettere al suo posto, e la sorte cadde su Simeone. Questo, infatti, era colui che era stato avvisato dallo Spirito santo che non avrebbe visto la morte fino a quando non avesse visto il Cristo nella carne.
[25, 1] Alla morte di Erode, essendo sorto a Gerusalemme un trambusto, io Giacomo, che ho scritto questa storia, mi ritirai nel deserto, fino a quando cessò il trambusto a Gerusalemme, glorificando il Padrone Dio che mi ha concesso il dono e la saggezza per scrivere questa storia.
[2] La grazia sarà in coloro che temono il Signore nostro Gesù Cristo, al quale sia gloria nei secoli dei secoli. Amen.