300. a.C.
Le sperimentazioni di "gabbie o campane subacquee" erano già stati avviati nell'antica Grecia e, tra questi, si ha notizia di quello identificato come progetto di una campana di immersione in grado di essere depositata sul basso fondale con all'interno un uomo.
Il suo utilizzo è stato descritto nel IV secolo a.C. da Aristotele nella sua opera "Problemi" (in greco antico: Προβλήματα, Problémata) suddivisa in 38 argomenti e capitoli con 890 "questioni irrisolte" alle quali Aristotele stesso cercò di offrire delle risposte alle domande dello scibile umano.
Il testo include anche alcune considerazioni circa la capacità dell'uomo di vincere le forze del mondo sommerso e quali potessero essere gli strumenti in grado di poter svelare i segreti delle profondità marine.
Aristotele nel suo trattato non va oltre il principio filosofico del pensiero e non ragiona in termini di progettazione di soluzioni offrendo quindi un percorso progettuale di tipo ingegneristico o idraulico, piuttosto si sofferma su quello che, secondo lui, possano essere il concetto della scoperta e della evoluzione nel rapporto tra uomo e profondità marine, ruolo che ritiene inesplorato ma non inesplorabile, senza offrire quindi una soluzione meccanica al problema.