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In questo periodo il matrimonio è visto come una "pratica matrimoniale" piuttosto lunga e complessa, soprattutto se riferita ai nobili e alle signori di quest'epoca. Infatti prima di procedere all'atto finale nel quale il prete congiunge in nozze i futuri sposi, è usanza creare le condizioni che determinano tutto il percorso pre-matrimoniale al fine di ottenere un risultato "strategico", dove molto spesso, il fattore dell'amore e del suo significato, passa in second'ordine.
Normalmente il percorso del matrimonio consiste nel garantire alle due famiglie dei congiunti, forme di prestigio sociale, rafforzamento del potere della propria casata e quel beneficio economico che viene portato in dote, soprattutto dallo sposo.
Prima di tutto questo, le famiglie interessate devono individuare l'eventuale sposo o sposa che, tra le prime regole, deve essere di ottima famiglia. Per fare questo, spesso si da l'incarico ad un segretario di corte che ha il compito di accogliere quante più informazioni possibili sulla famiglia, sui suoi possedimenti terrieri, sui rapporti del capofamiglia con altri casati, sui suoi orientamenti politici e le sue frequentazioni.
Per evitare che la gente conosca le future intenzioni relative ad un possibile matrimonio, il tutto viene reso segreto, anzi in taluni casi, vengono fatte opere i depistaggio.
Spesso capita che nemmeno gli sposi siano a conoscenza che le loro famiglie stanno segretamente organizzando le nozze, o quantomeno raccogliendo le informazioni necessarie, e capita anche che i due futuri e ignari sposi, non si conoscano nemmeno.
Quindi "la macchina organizzativa" di esplorazione ha il suo avio: vengono contattai i conoscenti dei futuri sposi, invitati a palazzo con qualche scusa magari quella di un cerimoniale legato alla raccolta di fondi per il rifacimento di un altare o per il restauro di una dimora, e in queste occasioni, sia i segretari incaricati che altri uomini da lui controllati, hanno il compito d parlare con i convenuti al fine di raccogliere quante i informazioni possibili.
Dopo diversi incontri e la raccolta delle informazioni, spetta al segretario riportare al capofamiglia quelle che sono le caratteristiche dello sposo o della sposa, affinché sia in grado di valutare se una eventuale unione comporti un beneficio per il proprio casato o un pericolo di future e inopportune alleanze con altre famiglie non gradite.
Curiosità: a Roma questa fase veniva anche chiamata Abboccamento perché al termine delle trattative i rappresentanti delle due famiglie si stringevano la mano e si baciavano sulla bocca.
Una delle regole previsti nel contratto è quella che i futuri, ancora ignari di tutto, non possono vedersi e tanto meno frequentarsi. Questa è considerata una regola ferrea, forse la più importante di tutte quelle previste. Infatti, per evitare impulsività o litigi, i due futuri sposi devono essere "presentati" tra loro dalle rispettive famiglie, in contesti e luoghi adeguati, come ad esempio presso le dimore delle famiglie dei futuri sposi al riparo dagli sguardi indiscreti della gente. I mediatori hanno anche il compito insieme ai segretari incaricati dalle famiglie, di evitare quanto più possibile ogni forma di contatto tra loro.
Dove hanno l'occasione per incontrarsi, durante le prime due fasi non doveva avvenire alcun incontro privato tra i due sposi. Tutto doveva essere formale ed alla presenza di parenti e membri della comunità rivolgendosi rigorosamente col “lei” o col “voi”.
Qualora una fanciulla fosse stata sorpresa ad incontrarsi in privato col futuro marito ne sarebbe stata minata nell’onore e nella dignità!
Vi sono tuttavia lettere che dimostrano che alcune donne erano meno sprovvedute di quanto si credesse.
Vi sono “consigli” da parte di alcune donne, trascritti e tramandati al fine di “imbrogliare ad arte” il mondo maschile e le restrizioni sociali.
Alcuni di questi scritti offrono consigli , se pur cruenti e qualcuno che farebbe arricciare il naso a chiunque, su come ingannare persino sulla propria verginità affinché lo sposo non se ne renda conto e neppure i familiari.