Leonardo ha sempre avuto un particolare interesse per il moto delle acque e lo testimonia il fatto dei suoi innumerevoli studi e fin da ragazzo, ipotizzava grandi progetti proprio nelle aree che ben conosceva. Come ad esempio le pendici e la valle del Montalbano, da Artimino a Monsummano, e in particolare i rilievi nei pressi dell’Abbazia di San Giusto e dello Spedale di Sant’Alluccio, da dove poteva osservare la valle dell'arno che si muoveva da Firenze a Fucecchio.
Si ipotizza che questo interesse sia derivato dalla sua infanzia trascorsa tra Vinci e il Montalbano, dove ha avuto modo di visitare i boschi, le paludi e i piccoli percorsi d'acqua che passavano, e passano ancora, proprio vicino alla sua casa Natale si applica con continuità ed originalità allo studio delle acque: molti disegni ed osservazioni sull’argomento si trovano sparsi nei vari codici e l’idea di sistemare questa lunga esperienza in un trattato, percorre la sua mente a più riprese anche se poi il progetto si arresta appena agli inizi.
Come fece per tutti i fenomeni naturali, Leonardo studiò la vera natura dell’acqua:
«…Questa non ha mai requie insino che si congiunge al suo marittimo elemento dove, non essendo molestata dai venti, si stabilisce e riposa con la sua superfizie equidistante al centro del mondo. l’acqua che da alto cade nell’altra acqua, rinchiude dentro a sé certa quantità d’aria, la quale mediante il colpo si sommerge con essa e con veloce moto resurge in alto, pervenendo a la lasciata superfizie vestita di sottile umidità in corpo sperico».
Si può affermare che Leonardo iniziò davvero i suoi studi sull'acqua e sulla sua capacità, proprio nell'infanzia, cercando di trovare una relazione tra le acque dolci dei fiumi e quelle salate del mare a taòl punto che descrisse uno scenario di diluvio universale:
«Della stoltizia e semplicità di quelli che vogliono che tali animali fussin in tal lochi distanti dai mari portati dal diluvio. Come altra setta d’ignoranti affermano la natura o i celi averli in tali lochi creati per infrussi celesti […] e se tu dirai che li nichi [ le conchiglie ] che per li confini d’Italia, lontano da li mari, in tanta altezza si vegghino alli nostri tempi, sia stato per causa del diluvio che lì li lasciò, io ti rispondo che credendo che tal diluvio superassi il più alto monte di 7 cubiti – come scrisse chi ‘l misurò! – tali nichi, che sempre stanno vicini a’ liti del mare, doveano stare sopra tali montagne, e non sì poco sopra la radice de’ monti».