1476, 26 dicembre
Il Padre Galeazzo Maria fu assassinato davanti alla Basilica di Santo Stefano di Milano.
1477, 9 gennaio
La moglie Bona riceve l'investitura ufficiale di reggente della famiglia Sforza proprio per la morte del marito. Questo status, riconosciuto di fatto dalla chiesa e dalle signorie influenti dell'epoca, consentì al suo piccolo figliuolo di continuare a crescere, protetto e consigliato, dall'alto consiglio di reggenza costituito dalla famiglia Sforza, che ebbe il compito di proteggerlo sino alla sua maturità. Del consiglio fecero parte i membri più stretti della famiglia tra i quali Cicco Simonetta che ebbe l'incarico da Bona di proteggere il proprio figlio dai propri zii, Ottaviano Maria, Sforza Maria e Ludovico Maria detto "Il Moro".
1477, 25 maggio
Si ha notizia che gli zii cercarono in tutti i modi di uccidere Bona e far sparire il giovane figlio, ma l'operazione non riuscì. Lo scopo era quello di impossessarsi immediatamente del potentato famigliare che, in quel preciso momento e sotto la guida dell'ex marito di Bona, che aveva assunto forti connotazioni strategiche e diplomatiche in tutta Italia.
1478
Gli Sforza marciano contro il Ducato di Milano con il proprio esercito ai comandi militari di Roberto di Sanseverino, uomo dapprima fedele a Bona, poi passato definitivamente con gli altri membri della famiglia.
1478, 24 aprile
Il Simonetta, per legittimare ulteriormente il piccolo Gian Galeazzo Maria, lo fece incoronare in Duomo, mentre la lotta interna della famiglia continua.
1479
Simonetta e i suoi uomini a difesa delle città, come Genova e Tortona, sotto il dominio di Bona, si scontrarono con l'esercito degli altri Sforza subendo numerose perdite. I tre Sforza allora, dopo aver tratto dalla loro il condottiero Roberto di Sanseverino, marciarono contro il Ducato di Milano.
1479, 8 settembre
La duchessa Bona, che da tempo cercava di convincere i cognati ad evitare guerre interne e vendette solo per la sete di potere, convocò a Milano il cognato Ludovico che accettò con riserva.
1479, 10 settembre
La riserva di Ludovico era chiara: voleva consegnato il Simonetta quale mezzo di scambio per la pace e cosi fu. Il Simonetta venne immediatamente arrestato con l'accusa di aver fomentato i dissidi interni della famiglia, e trasferito nelle carceri del castello sforzesco.
1480, 7 ottobre
Il figlio della duchessa Bona, Gian Galeazzo Maria, su volere di Ludovico il Moro, fu rinchiuso nella parte del castello sforzesco denominata "Rocchetta", mentre la duchessa, oramai sola dopo la morte del Simonetta, suo grande amico e confidente nonché alleato, fu portata in "soggiorno forzato" presso il castello di Abbiategrasso, sorvegliata con discrezione dagli uomini di Ludovico il Moro.
1480, 30 ottobre
Malgrado l'intervento della Duchessa Bona, Ludovico il Moro, il cognato, non volle sapere nulla: il Simonetta venne decapitato a Pavia. I Veneziani, da sempre alleati agli Sforza, vennero a conoscenza delle diatribe familiari tra la duchessa e Ludovico e ritennero le azioni del cognato del tutto inopportune a tal punto che i rapporti tra i ducati iniziarono gradualmente a peggiorare.
1481
Ludovico il Moro oramai aveva preso il comando della famiglia e i suoi modi troppo decisi, presi anche nella politica del governo delle città, erano risultati troppo drastici a tal punto che iniziarono le prime sommosse contro Ludovico e la sua nuova politica.
1487
Ludovico Sforza, malgrado avesse contro le famiglie più potenti d'Italia, si comportava come nulla fosse nelle occasioni mondane e nelle cene affermando che solo lui poteva prendere le redini della famiglia, in quanto il piccolo Gian Galeazzo Maria Sforza, non era interessato alla diplomazia, ma preferiva divertirsi con gli animali nel parco del castello di Pavia, dove da poco tempo era stato trasferito, lontano dalle leve del comando. Ludovico il Moro cede a Gian Galeazzo Maria la rosa d'oro della cristianità, donatagli in precedenza da Papa Innocenzo VIII quale messaggio distensivo tra la chiesa e gli Sforza.
1488, 21 dicembre
Ludovico il Moro organizza le nozze per procura tra suo nipote e Isabella d'Aragona.
1489, 18 gennaio
Isabella dopo un lungo viaggio via mare, arriva al porto di Genova.
1489, 1 febbraio
Isabella arriva a Vigevano.
1489, 5 febbraio
Il vescovo di Piacenza Fabrizio Marliani celebra le nozze nel Duomo di Milano.
1490, 13 gennaio
Per la celebrazione del matrimonio, Ludovico il Moro chiese l'intervento di Leonardo Da Vinci al quale affidò la rappresentazione scenica, e di Bernardo Bellincioni. Dopo la cerimonia il nipote e la sua nuova sposa, Isabella, vengono portati al castello di Pavia come fosse un esilio forzato.
1491, 30 gennaio
Il Duca Gian Galeazzo Maria Sforza divenne padre di Francesco, poi di Ippolita e di Bona.
1494
Ludovico il Moro, preoccupato che i figli del nipote potessero assurgere al diritto legittimo di eredi del ducato in quanto figli legittimi, infiltrò al castello di Pavia uno dei suoi fedeli servitori, Dionisio Confalonieri, col compito di spiare Gian Galeazzo e Isabella nelle loro relazioni e riportargli i pettegolezzi e gli eventuali "mal di pancia".
1494, 25 luglio
Gian Galeazzo Maria Sforza dopo aver trascorso diversi giorni con forte malessere esplicita i suoi dubbi ad Isabella credendo di essere stato avvelenato, senza darsi una ragione.
1494, 14 settembre
Gian Galeazzo Maria allontana dal castello un servo, Franceschino Beccaria, scelto per loro da Ludovico il Moro tempo prima come il miglior servitore.
1494 - 19 settembre
Ludovico il Moro, venuto a conoscenza della cacciata del servo dal castello di Pavia da parte del nipote, lo redarguì intimandolo di riprenderlo a corte.
1494, 21 ottobre
Dopo giorni di agonia e dolori intestinali insopportabili, Gian Galeazzo Maria Sforza muore alle 3 del mattino. Il cadavere di Gian Galeazzo fu portato a Milano nella chiesa di Sant'Eustorgio e le sue spoglie mortali furono infine portate nel Duomo ove fu celebrato in forma solenne il suo funerale.