Nel Rinascimento italiano si inizia a respirare una nuova aria di cambiamento dovuta anche al nuovo concetto di praticità sempre più affermato nella società.
Il lento ma inarrestabile passaggio da una mentalità spirituale dove al centro da sempre era posto il dogma religioso, si passa ad una nuova visione del mondo e delle cose che ha una prerogativa comune, l'uomo e la sua centralità. Il culto della bellezza tornò in auge così come altri valori del periodo classico.
Le acconciature rinascimentali, impreziosite da ornamenti, si ispiravano a quelle dipinte dai pittori italiani di quel tempo: Botticelli, Giotto, Mantegna, Tintoretto, Michelangelo, Raffaello e Leonardo da Vinci.
In auge non tornò solo il culto della bellezza, ma anche il mito della donna bionda, come già era stato in epoca greca e nell'Antica Roma.
E' un periodo storico nel quale la società ricorre sempre più spesso al profumo per coprire gli effluvi poco graditi dei corpi mal lavati (vedi igiene nel rinascimento), ove si preferiscono quindi i profumi forti e inebrianti, sufficientemente tenaci per compiere la loro missione di dissimulazione: ambra, muschio, gelsomino, tuberosa...
È senza dubbio un'intenzione simile che si trova all'origine della passione venuta dalla Toscana, patria della regina Caterina de' Medici, per i guanti profumati. I profumi permettono così di mascherare gli odori spiacevoli delle pelli mal conciate.
La cognizione delle cose sembra apparire quindi sotto una nuova forma dal rinnovato aspetto: l'estetica.
Cambiano gli stili delle costruzioni e l'abbigliamento, cambia il modo di presentare un piatto ai commensali, ma cambia anche il modo di vestire e di presentarsi alle cerimonie di corte piuttosto che alle frequentazioni conviviali che la società suggerisce.