- Rinascimento: cucina


Con il termine di Rinascimento si indica quel movimento storico, artistico e culturale, che va dalla seconda metà del‘400 (XV secolo) fino ai primi decenni del‘500 (XVI secolo), e che coincide con la fine del Medioevo e l’avvento del mondo moderno.
Tramite la riscoperta e la ripresa del mondo classico, si assiste ad una completa rinascita della cultura europea, che interessa le arti figurative (pittura, architettura), le scienze (medicina, filosofia, diritto) e la letteratura.
In riferimento a ciò, ecco dunque la storia del Rinascimento in sintesi. 


In una società in cui le differenze si evidenziavano in tutti i modi possibili, il cibo era il principale elemento di distinzione tra le classi superiori, che si nutrivano d’alimenti raffinati, e quelle inferiori che mangiavano prodotti più grossolani. Non c’erano disparità solo fra i vari status, ma anche fra la cultura rurale e quella urbana. 

Per esempio il pane, alimento vitale per eccellenza, distingueva i cittadini che lo consumavano con farina di frumento (bianco), dagli abitanti delle campagne che lo mangiavano prodotto con farine miste di cereali (scuro). 


Nel Rinascimento queste differenze erano anche fondate sulla teoria della “grande catena dell’essere”, nata nel Medioevo, dove ogni animale o vegetale veniva considerato più nobile di quello posto sotto di lui, e meno nobile di quello superiore a lui. 


Per esempio, le piante meno nobili erano i bulbi sotterranei (cipolla, aglio e scalogno), di seguito venivano le piante delle quali si mangiavano le radici (rape e carote). Il gradino successivo era occupato da quelle di cui si consumavano le foglie: spinaci e cavolo; in cima stava la frutta.

Fra gli animali la carne più nobile era quella dei volatili (compresi capponi, polli e anatre), seguiva la carne di vitello, con la pecora che era collocata subito sotto, ed il maiale insediato nello scalino più basso, sopratutto se salato. 


Per la “grande catena dell’essere”, esistevano delle analogie fra il mondo naturale e quello degli esseri umani. Si riteneva che gli strati sociali superiori fossero destinati a consumare cibi appartenenti ai livelli più alti. Un esempio assai conosciuto del tardo Rinascimento sono le storie di "Bertoldo e Bertoldino", scritte da Giulio Cesare Croce


In sintesi la “grande catena dell’essere” ebbe la duplice funzione di classificare il mondo naturale e d’attribuire ad ogni alimento un valore sociale, paragonabile esteticamente a quello degli abiti.


Pasti nel Rinascimento

Il senso dell'estetica in cucina è fondamentale: occorre guardare non solo la sostanza ma anche la forma. La cucina infatti ha un ruolo di centralità ed è vista come un momento conviviale per tutta la famiglia, impegnata durante il giorno nei lavori nei campi o di bottega, diventando quindi il richiamo di tutti i membri attorno al tavolo.


Nelle case vi è l'abitudine di utilizzare il piccolo forno ad arco, fatto in mattoni a volta, per preparare le pietanze e i forni più grandi, normalmente, sono ad uso e consumo delle botteghe di panificazione.


I pasti rinascimentali erano preparati con lo scopo di essere non solo appetitosi, ma anche esteticamente piacevoli. I tipi più comuni di alimenti serviti durante il Rinascimento comprendevano arrosti, zuppe, insalate e pasta. Solitamente tutti venivano accompagnati da una grande varietà di contorni. 


Bisogna far notare come la gente del Rinascimento non ha mai avuto accesso a molti cibi che al giorno d’oggi sono presenti comunemente sulle nostre tavole. 


Nonostante questo, i loro pasti erano allo stesso ricchi, raffinati e nutrienti. Indipendentemente dal fatto che il cibo fosse posto sulle tavole nei castelli della nobiltà o nelle umili case dei contadini, la cucina rinascimentale ha avuto dei sapori così caratteristici.
In loro sostituzione venivano consumate le minestre. Si, avete letto bene. Le minestre erano elaborate e preparate in diversi colori, per essere visivamente attraenti. Per renderle dolci, solitamente venivano condite con zucchero, zafferano, semi di melograno ed erbe aromatiche. Erano considerate un lusso e servite come dessert.


I primi

Il primo piatto tipico del Rinascimento era il brodo, preparato facendo bollire una miscela di carni, verdure e spezie in acqua. La carne sarebbe poi stata tolta dal brodo e mangiata separatamente con erbe cotte. I primi piatti come il semolino, vermicelli e maccheroni sono stati introdotti dopo la spedizione di Carlo VIII in Italia. Anche se la salsa di pomodoro al giorno d’oggi è molto comune, durante il Rinascimento il pomodoro non era disponibile, vennero introdotti nel XVI secolo in Europa dagli esploratori spagnoli. Invece, si era abituati a salse a base di olio d’oliva, burro e panna.

 

I secondi

Per quanto riguarda i secondi gli alimenti maggiormente consumati erano quelli a base di carne. Questo perché una delle attrattive principali di quel periodo storico era la caccia che produceva una gran quantità di cibo.
L’arrosto ha avuto un posto importante nella cucina rinascimentale ma venivano in genere preparati in un modo leggermente diverso da quello che viene fatto oggi. 

Per esempio il manzo, e più in generale tutta la carne, veniva sempre bollita. 

Questo veniva fatto per evitare la contaminazione dei batteri, visto l’impossibilità della gente di mantenere la carne conservata in maniera corretta.
Condimento principale dell’arrosto erano del succo d’arancia e dell’acqua di rose che venivano versati sopra l’arrosto. 

Successivamente veniva completamente cosparso di spezie e zucchero. La selvaggina di grandi dimensioni come i cigni e i pavoni erano serviti arrostiti durante le feste, matrimoni o altre celebrazioni. I contorni che rappresentavano una grande aggiunta ai ricchi pasti del Rinascimento comprendevano una vasta gamma di dolci che avevano come ingredienti: mele, mele cotogne, castagne e altri frutti.

 

I dessert

Un capitolo a parte meritano i dessert. Durante il periodo rinascimentale non esistevano infatti dei veri e propri dolci che venivano serviti dopo il pasto principale.