- Codice Vaticano-Urbinate 1270
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Il Codice contiene il Libro di Pittura, redatto da Francesco Melzi e probabilmente dai suoi allievi dopo la morte di Leonardo da Vinci, che volle nel testamento redatto il 23 aprile 1519, consegnare come memoria storica al suo allievo e amico per farne buona cura. E' composto da molti dei manoscritti autografi costituiti dalle sue annotazioni, pensieri e riflessioni, riunite insieme provenienti da diversi altri codici.
Insieme ad altro materiale rinvenuto che fu ricopiato e compilato. Si tratta quindi di un'opera composita, compilata da un allievo e pubblicata solo dopo la morte dell'artista. La migliore raccolta pervenutaci è quella del Codice Urbinato 1270 della Biblioteca Vaticana.
Il Trattato comprende 935 paragrafi o capitoli.
- Trattato della Pittura: I° Vol. parte I
- Trattato della Pittura: I° Vol. parte II
- Trattato della Pittura: I° Vol. parte III
- Trattato della Pittura: II° Vol. parte III
- Trattato della Pittura: II° Vol. parte IV
- Trattato della Pittura: II° Vol. parte V
- Trattato della Pittura: II° Vol. parte VI
- Trattato della Pittura: II° Vol. parte VII
- Trattato della Pittura: II° Vol. parte VIII
L'organicità dello scritto fa pensare che Leonardo avesse concepito il Trattato suddiviso in due grandi sezioni. La prima teorica, dove afferma i principi ideologici e filosofici della pittura, con i principi della prospettiva, di luci e ombre.
Il Trattato si apre con una disputa, sulla preminenza della pittura (arte prediletta di Leonardo) rispetto alle altre arti. Così la pittura vince la scultura perché, a differenza di questa, può abbracciare tutte le cose visibili e disponendo solo di una superficie piana, deve conquistare, rilievo e profondità spaziale. Anche la musica è sorella minore della pittura poiché muore nello stesso momento in cui nasce, mentre il disegno resta nel tempo.
La disputa si conclude con un'esaltazione della pittura. Inizialmente vengono enunciati alcuni precetti generali di studio e di vita, quindi segue la trattazione, delle varie parti della pittura. Leonardo si occupa del variare delle proporzioni nel moto e grande attenzione è rivolta al linguaggio dei gesti e alla fisiognomica. Il maestro espone anche la teoria della prospettiva, che distingue, in geometrica e lineare.
L'ultima parte del Trattato contiene osservazioni sul paesaggio, sugli alberi, le nuvole e l'orizzonte.
Leonardo è forse l’unico grande pittore e pensatore, che con il pretesto della pittura ha illustrato il suo pensiero, egli formula leggi su tutto ciò che lo interessa, abbinando arte, conoscenza scientifica e filosofica, ma la pittura resta sempre, per lui, il modo supremo di esprimere la realtà, attinta attraverso la conoscenza.
1503
Intorno a questa data Leonardo Da Vinci, ha già portato a termine quelli che sono definiti gli scritti del Codice Vaticano Urbinate 1270, anche noto come Libro di pittura, o Trattato della pittura di Lionardo da Vinci.
Del primo principio della scienza della pittura.
Il principio della scienza della pittura è il punto, il secondo è la linea, il terzo è la superficie, il quarto è il corpo che si veste di tal superficie; e questo è quanto a quello che si finge, cioè esso corpo che si finge, perché invero la pittura non si estende più oltre che la superficie, per la quale si finge il corpo figura di qualunque cosa evidente.
L. da Vinci, Trattato della pittura (Biblioteca Vaticana, Codice Urbinate lat. 1270, 31 v.).
1808
Il bibliotecario Gaetano Luigi Marini, bibliotecario della Vaticana, ha una copia del cod. Urb. 270 del Trattato: cfr. G. Pedretti, I manoscritti Bossi all'Ambrosiana, in Raccolta Vinciana, XIX [1962], pp. 294 s.).
1811
Con l'inizio del 1811 il pittore Giuseppe Bossi, conoscente di Gaetano Luigi Marini, propose al governo la pubblicazione integrale e critica del Trattato della pittura di Leonardo, che riteneva giustamente due terzi più esteso di quello conosciuto. La sua intenzione era esplicita: diffondere quanto più possibile gli straordinari appunti di Leonardo a tal punto che propose di investire il suo denaro.
Il Trattato, a sua volta, era soltanto una silloge abbreviata del Codice Urbinate lat. 1270 della Biblioteca Apostolica Vaticana, poi riscoperto ai primi dell’Ottocento, come si può apprendere leggendo la corrispondenza fra il bibliotecario Gaetano Luigi Marini e il pittore milanese Giuseppe Bossi, ricercatore e fautore nella ricerca storica leonardesca che nel giugno 1810 si trovò prima a Roma poi a Napoli con l'intento di copiare un apografo vinciano del Trattato della pittura, conservato alla Biblioteca reale, come si evince dal manoscritto XII. D. 79.
1815, 1º gennaio
Giuseppe Bossi è ospitato da Francesco Melzi, presso la residenza di Bellagio, sul lago di Como. (oggi villa Gallarati-Scotti).
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