ATTENDIBILITA’
DEL CODICE ROMANOFF
di Marco Biffani
Nel
lontano 2011 mi ero recato, presso la Direzione degli Aeroporti di
Roma (A.D.R.) a Fiumicino, per proporre loro che la “dieta in
versi” di Leonardo da Vinci, come un quadretto, venisse appeso ben
in vista in ogni esercizio di ristorazione dell’aeroporto. In
considerazione che suggeriva il modo corretto di alimentarsi e di
vivere dignitosamente (dieta=stile di vita in greco), e che portava
il nome dell’Aeroporto. Mi riferisco a quella poesia in versi di
Leonardo da Vinci che avevo scoperto in un museo, ed ancora non avevo
accertato fosse la sola che lui avesse mai scritto in vita.
Discussi
a lungo con un importante responsabile dell’Ufficio Stampa, che mi
presentò il suo staff e fu entusiasta della mia proposta. Ricordo
che gli regalai un quadretto in vetro con la poesia. Mi propose anche
di scrivere articoli su Leonardo per la rivista “Fly”, quella che
mettono nel retro dei sedili degli aerei per far passare il tempo del
viaggio ai passeggeri. E ci accordammo per rivederci e mettere a
punto il progetto. Poiché in quell’anno correva il cinquantenario
dell’apertura dell’aeroporto Leonardo da Vinci di Fiumicino, vi
avevano organizzato una mostra di alcune macchine del volo, in legno
e tela, ricostruite dal relativo Codice dedicato, da una
organizzazione che realizza, in Italia ed all’estero, interi musei
con modelli delle macchine inventate dal Genio.
Mi
accompagnò a vedere quella piccola mostra interna all’aeroporto e
mi presentò il titolare di questa impresa che operava in tutto il
mondo, che – mi disse – era reduce da un Paese del Sud America al
quale aveva donato un intero museo con diversi modelli.
Parlai a lungo con lui. Mi presentò anche il suo socio e mi
accompagnò nel sedime aeroportuale per mostrarmi un edificio di loro
proprietà nel quale organizzavano eventi, presentazioni ed altro. Mi
raccontò l’accuratezza con cui ricostruiva i modelli, prendendoli
direttamente dalle riproduzioni dei Codici nei quali comparivano, mi
citò i numerosi musei realizzati nel mondo, alcuni presenti da anni
in Roma. Dimostrava una vastissima ed approfondita conoscenza delle
tecniche, delle invenzioni, delle intuizioni e degli scritti del
Genio. Familiarizzammo ed andammo a pranzo. Era veramente un cultore
di Leonardo, molto esperto su di lui, per la lunga consuetudine, che
durava da decenni, con le sue opere, i suoi scritti, i suoi codici,
disegni, ed invenzioni. Compresi che era la persona più adatta per
avere il suo parere professionale su un dubbio che mi tormentava da
anni. Colsi l’occasione e durante quel pranzo gli chiesi se credeva
che il Codice Romanoff, che riportava materiale trascritto da un
ignoto Pasquale Pisapia nel 1931, fosse stato veramente preso da
documenti che l’Ermitage negava di avere. Se secondo lui, quello
che riportava fosse veramente attribuibile a Leonardo. Mi disse che
il Maestro aveva avuto rapporti con galleristi ed artisti russi e già
allora la sua fama si era estesa anche in Russia e che non era da
escludere che addirittura le sue opere, scritti e molto altro,
fossero giunti in quello che è il Museo fra i più completi e
celebri al mondo. Che magari i Romanov ne fossero venuti a conoscenza
e li avessero acquistati e donati all’Ermitage, dove sembra siano
giunti nel 1835. Il fatto che riporta un insieme di scritti
soprattutto della cucina di Leonardo era come se fosse una raccolta
settoriale. Che qualcuno poteva averla venduta a qualche gallerista,
e acquistata poi dal Museo. Mi interessava la sua opinione
professionale. Secondo lui, lo stile, la inventiva, la tecnica che
viene riportata dal Pisapia sono, senza alcun dubbio, frutto
dell’ingegno attribuibile a Leonardo. Ed al suo stile di
esprimersi. Anche perché molti disegni di invenzioni citate nel
Codice Romanoff sono riscontrabili nei codici ufficiali, resi noti e
difficilmente consultabili da un personaggio qualsiasi,
successivamente. D’altronde anche la maggior parte delle sue poche
opere artistiche (sembra siano solo una ventina, per ora,
riconosciuti certamente come suoi), non sono firmate e la loro
attribuzione è sempre frutto di valutazioni di esperti famosi,
studiosi del Genio, professionisti d’arte, esami spettrografici ed
altro, per la datazione. Un esempio. Sull’ultima opera, in ordine
di tempo, venuta alla luce, il Salvator Mundi, sembra che non tutti
gli esperti siano ancora d’accordo nell’attribuirne a Leonardo la
paternità. Anche se è veramente sublime.