Ma perché le cose galleggiano?
Questa è la domanda che Leonardo si pose sin dagli inizi dei suoi studi sul galleggiamento, proviamo a capire meglio.
Se prendessimo ad esempio una nave con la classica forma dalla punta simile ad un ogiva (punta del proiettile arrotondata), possiamo renderci conto che sposta enormi quantità d’acqua e ne riceve una spinta sufficiente che gli permette di galleggiare.
E’ chiaro però che lo stare a galla dipende anche da alcuni fattori come la densità del materiale, ovvero dal rapporto tra il suo peso e il suo volume.
Se la nave fosse realizzata con materiali densi, ad esempio in ferro, ma al suo interno contenesse zone cave, piene d’aria, questo sistema permetterebbe alla densità di mantenersi inferiore a quella dell’acqua e gli consentirebbe di galleggiare.
Questo ragionamento è la sintesi degli studi dello scienziato greco Archimede di Siracusa (vissuto nel III sec. a.C.) , il quale affermava che "un corpo immerso in un fluido riceve da questo una spinta dal basso verso l’alto uguale al peso del fluido da esso spostato".
Da questo si deduce quindi che il comportamento di un solido immerso in un liquido dipende da due elementi: il suo peso, che agisce dall'alto verso il basso, e la spinta idrostatica, uguale al peso del liquido spostato dal corpo, che agisce dal basso verso l’alto.
In sintesi quindi si può affermare che per far si che un un corpo galleggi, è sufficiente che quando è immerso in un fluido, sia in grado di spostare una quantità d’acqua di peso uguale o superiore al proprio.