Introduzione Botanica



Oggi la botanica ha raggiunto livelli di approfondimento notevoli e grazie agli specialisti, si è in grado di conoscere molto del mondo vegetale che ci circonda e con il quale condividiamo il pianeta.

Per Leonardo la botanica era considerata la migliore forma di arte che mai nessun uomo sarebbe stato in grado di comparare alle migliori opere fatte da se stesso.

La botanica generale di oggi, si occupa dello studio approfondito delle piante e delle loro interazioni nell'ambiente, descrivendone nel dettaglio la struttura complessa. Per fare ciò in botanico vi sono diverse branche di studio specializzate per ogni area di intervento. 


Studi Generali:

  • Sistematica vegetale, classificazione completa del regno vegetale e dei funghi;
  • Carpologia, studia la composizione e la struttura organica dei semi e dei frutti;
  • Dendrologia, studia la morfologia e la composizione delle piante a fibra legnosa;
  • Anatomia vegetale, studia l'anatomia e la struttura interna delle piante;
  • Fisiologia vegetale, studia della fisiologia delle piante e i suoi principi;
  • Embriologia vegetale, studia gli embrioni della pianta nel suo ciclo completo;
  • Paleobotanica, studia i fossili di piante e la loro stratificazione;
  • Palinologia, studia i fossili di pollini e spore e la loro composizione;
  • Fitogeografia, studia la distribuzione e la presenza delle piante in un determinato territorio;
  • Fitosociologia, studia la sociologia delle piante e le loro dinamiche ambientali.

Appartenenza ai gruppi definiti sotto gruppi sistematici:

  • Micologia, studia le caratteristiche dei fungi;
  • Lichenologia, studia le caratteristiche dei licheni;
  • Algologia, studia le caratteristiche delle alghe marine e fluviali;
  • Briologia, studia la briofite.

Altre branchie di derivazione mista mista:

  • Etnobotanica, studia l'utilizzo delle piante in rapporto all'essere umano;
  • Botanica economica, studia lo sfruttamento e l'utilizzo commerciale delle piante;
  • Agronomia, studia delle tecniche e le metodologie per ottimizzare i processi agricoli;
  • Fitochimica, studia la struttura chimica e dell'attività biologica dei principi attivi delle piante;
  • Patologia vegetale, studia le malattie delle piante;
  • Ecologia botanica, studia l'ecologia delle piante.
 

320 a.C. Grecia

Teofrasto è stato un filosofo e botanico greco antico, discepolo di Aristotele a cui succedette come scolarca nella direzione del Liceo (il Peripato) nel 322 a.C., pubblicò il testo Historia plantarum, dal latino "la storia delle piante",  composto da 10 libri suddivisi in due grandi volumi:

  • Historia Plantarum  
  • De causis plantarum 


Historia Plantarum 

In questo testo vi sono le classificazioni di 455 piante attraverso una catalogazione minuziosa secondo alcuni principi:

  • Tipologia;
  • Specie;
  • Dei gruppi familiari di appartenenza.

Come ad esempio le famiglie delle Graminacee, delle Leguminose, delle Conifere e Palme, delle forme e dell'altezza media.


Per quanto riguarda gli alberi la classificazione avviene secondo:

  • Provenienza geografica;
  • Tipologia del corpo della pianta;
  • Degli arbusti.

Le classificazioni avvengono con una iconografia (xilografia) della pianta.




De causis plantarum

Teofrasto si rivolge alla fisiologia, cioè allo studio e alla comprensione dell'insieme delle funzioni che caratterizzano e determinano la vita delle piante.


Libri I-II 

Descrive il flusso vitale dei germogli e dei frutti e i processi che li determinano, inoltre sviluppa concetti relativi all'influenza climatica e agli effetti collaterali.  


Libri III-IV 

Vengono spiegati i principi delle coltivazioni in agricoltura. 


Libri V-VI 

Descrive le cause delle malattie delle piante e ne descrive le cause e concause legate all'ambiente e alle tecniche di coltivazione. 


I secolo d.C., 

Viene pubblicato l'erbario figurato di Pedanio Dioscoride, medico, botanico e farmacista greco antico, che esercitò i suoi studi e  le sue tecniche a Roma ai tempi dell'imperatore Nerone, dal titolo De Materia Medica Libri Quinque, redige un vero e proprio testo di botanica, forse il primo con illustrazioni complete delle erbe e delle piante. Il testo raccoglie e cataloga circa 600 piante, indicandone la sezione e le proprietà.

Il De Materia Medica Libri Quinque, era composto di 5 libri, compreso il De materia medica, un erbario con scritti in lingua greca, lingua che in quel periodo era quella di maggior divulgazione nell'ambito scientifico e matematico, sino a far giungere i suoi testi anche in oriente dove, alcuni contenuti dei libri, furono riscritti in lingua araba e in lingua indiana. 

Durante le numerosi trascrizioni in lingua, comprese le traduzioni in inglese, francese, tedesco, a causa di una non corretta interpretazione, vi furono molti errori e addirittura aggiunte ai testi originali, modificazioni nei disegni e sostituzione di alcuni contenuti, arrivando di fatto, a stravolgere i contenuti originari dell'opera che spesso ha reso la descrizione quasi incompatibile con l'immagine illustrata della pianta.

Pedanio Dioscoride e De Materia Medica Libri Quinque,

 

1290, Medioevo

Sono gli anni nei quali la superstizione e la credenza popolare sono incardinate nel pensiero dell'uomo e ci si affida sempre di più alla provvidenza che da sola, si spera possa sopperire ai mali del mondo e, laddove questa non bastasse, ci si appella alla magia e ai "ciarlatani", questi ultimi figure che rifiutavano la medicina che si rifaceva ai principi di Ippocrate.
I monasteri iniziarono un nuovo percorso per quanto riguarda la conoscenza e la coltivazione delle erbe medicamentose e lo fecero attraverso i medicamentorum o Hortus medicus, che erano terreni interni alle mura dove si effettuava la coltivazione detta "dei semplici".

In questi piccoli appezzamenti si coltivavano le erbe grezze, tra le più comuni, dalle quali si otteneva attraverso la bollitura o la lavorazione di miscela, composti chiamati erbe officinali semplici, molto utili come erbe per i medicamenti, ferite, problemi di stomaco, dolori alle ossa ,etc.. poco distante, sempre all'interno del monastero, era facile trovare gli "armaria pigmentariorum", piccoli locali destinati a deposito ed essicazione delle piante officinali. 


Lo speziale 

Era colui che si occupava nel medioevo della preparazione delle medicine, si dedicava alla creazione di preparati benefici per la salute e l'aspetto dell'organismo sfruttando le proprietà dei prodotti della natura, rivelando profonde competenze in ambito chimico ma anche una spiccata sensibilità ed una viva creatività che li portava a trasformarsi in veri e propri inventori di fragranze e di elisir di bellezza e buona salute.

L'Arte dei medici e degli speziali era una delle tante corporazioni dei mestieri a Firenze, considerata forse la principale delle sette arti maggiori molto potente e ben radicata sul territorio.

Normalmente l'attività dello speziale avveniva all'interno di una bottega, chiamata spezieria, dove era possibile acquistare spezie e erbe medicinali o medicamentose. Tra le cose che si potevano trovare vi erano:

  • Colori per tintori (acconciatori di pellame);
  • Colori per la pittura;
  • Profumi;
  • Essenze;
  • La cera;
  • Le candele;
  • La carta;
  • L'inchiostro colorato;
  • Dolciumi speziati.

Bottega dello speziale - periodo 1390-1460

 

1440

Il quindicesimo secolo fu l’epoca degli erbari rinascimentali - libri botanici che contenevano descrizioni e illustrazioni di erbe e piante e le loro proprietà mediche. Con la recente invenzione del torchio da stampa, potevano essere prodotte numerose copie di testi standard mentre l’uso di xilografie e lastre di rame, rese possibile per la prima volta riprodurre illustrazioni con totale accuratezza. Presto un gran numero di erbari, modellati sulla materia medica, comparvero da stamperie di tutta Europa e divennero estremamente popolari. La maggior parte degli erbari del quindicesimo secolo divennero edizioni multiple, spesso con titoli diversi. Così un singolo lavoro poteva essere conosciuto sotto nomi diversi il che causò una notevole confusione tra gli storici della botanica e della medicina.


1530

In questo periodo storico ci si avvicina sempre di più ad un aggiornamento culturale del mondo della botanica, grazie anche alle nuove pubblicazioni provenienti dal nord Europa, in particolare dalla Francia e dall'Inghilterra, che risultavano più approfondite sia nei contenuti che nei modelli di analisi. 


1542

Il medico tedesco botanico Leonhart Fuchs, pubblicò in latino nella città di Basilea, il De Historia Stirpium commentarii , un manuale di botanica e medicina contenente la descrizione di 497 piante e più di 500 illustrazioni xilografiche, tra le quali vengono identificate e descritte per la prima volta, 100 nuove specie, facendo diventare il De Historia Stirpium commentarii, uno dei testi più attendibili dell'epoca, utilizzato nelle Università Europee uale punto di riferimento nella botanica.  

De Historia Stirpium commentarii

 

1544

Il  medico senese Pier Andrea Mattioli, raffinato umanista e medico chirurgo a Perugia sotto Gregorio Caravita, dopo aver precedentemente pubblicato dieci anni prima il Morbi Gallici Novum ac Utilissimum Opusculum, pubblica a Venezia il suo erbario figurato Commentari alla Materia Medica di Pedacio Dioscoride di Anazarbeo, considerata all'epoca una vera enciclopedia illustrata.

Vengono descritte con pregevoli illustrazioni realizzate con la tecnica dell'ombreggiatura dagli artisti Wolfang Meyerbeck e Giorgio Liberale, circa 1200 specie di piante d'uso medicinale con relative specifiche.

 

1545, dicembre

Cosimo I dè Medici stipula il contratto di affitto con le suore domenicane per una porzione di terreno adiacente alla tenuta medicea, vicino alle stalle di Michelozzo in località Cafaggio, dove è sua intenzione creare il "Giardino dei Semplici", così denominato perché nato come orto di piante medicinali, dette “Semplici”, fu disegnato da Niccolò detto Il Tribolo, un orto accademico  da mettere a disposizione degli studenti della facoltà di medicina. Al nostro secolo è il terzo Orto botanico al mondo per antichità.

Giardino dei semplici, orto botanico di Firenze


Gli studi di Leonardo


Il ragionamento di Leonardo riguardante la natura e le sue dinamiche partiva certamente da un assunto: L'uomo condivide la vita con la natura e non può farne a meno.

Sapeva molto bene che un uomo nasce e vive la sua vita suddiviso all'interno di due elementi: quello che esiste e quello che dall'uomo viene trasformato.

Sia la natura con le sue alluvioni, le frane e terremoti può cambiare lo stato delle cose trasformandole per sempre, anche l'uomo con la sua stupidità o intelligenza, può cambiare il destino della natura, il più delle volte peggiorandola.


Si accorse dell'enorme patrimonio che la natura era in grado di produrre, quella natura che conservava in se milioni di segreti da sempre, composti di suoni, animali, piante, erbe e che ogni cosa doveva avere un senso perchè nulla si crea e nulla si distrugge senza una logica spesso sconosciuta.


La natura e la botanica per Leonardo erano come una grande pentagramma musicale dove, con solo poche note, era possibile capire il senso di una composizione, stabilirne il ritmo della sua crescita, ascoltare suoni differenti come differenti sono in natura le forme delle cose.

Non era solo semplice osservazione la sua, non era contemplazione del bello che non gli rendeva la spiegazione alle sue curiosità, era piuttosto attenta analisi di ogni più piccolo dettaglio e le contaminazioni del dettaglio nel contesto più ambio, fino a "deformare" le evidenze di ogni singolo componente.


Fermandosi ad osservare le erbe dei campi, le piante, si accorgeva che solo alcuni animali salivano sugli steli dell'erba e altri no, altri la mangiavano e altri ancora la usavano come riparo.

La natura veniva utilizzata per scopi nobili dalle specie viventi e ognuna di esse ne traeva la sua logica e il suo scopo. Perchè?

Questa è la domanda che probabilmente si è fatto migliaia di volte nell'osservare qualcosa: perchè?

 

Come si approcciava alla natura?

Proviamo a immaginare grazie agli scritti che ci ha lasciato, in che modo Leonardo intende il concetto di "osservazione".

Era abituato ad applicare il principio del ragionamento logico, iniziando a suddividere le cose osservate e a creare una forma di microcosmo descrittivo per poi inserirlo in un contesto più grande, il tutto in un continuo processo di relazioni tra le cose che riteneva collegate imprescindibilmente.


Leonardo amava leggere e capire i classici, testi che aveva letto nella sua formazione di uomo e di artista e, malgrado li ritenesse importanti del "sapere", si approcciava con spirito profondamente critico in quanto alcuni di essi, sopratutto i testi dei naturalisti classici, non erano abbastanza "precisi e definiti" nelle descrizioni e nelle spiegazioni dell'utilizzo corretto delle erbe che, in taluni casi, erano indicati come soluzione malgrado non vi fosse una casistica reale sperimentata.


Rigettava i pseudo scienziati della natura che si "gonfiavano il petto" di parole non scritte da loro ma tramandate dalle culture precedenti e che loro raccoglievano e pubblicavano a proprio nome, come se la fatica fossa stata davvero la loro.
Più in generale Leonardo era solito indicare col dito coloro che si nascondevano dietro le conoscenze del Greco e del Latino, per far credere di sapere, quando il sapere secondo Leonardo, era altro.
Tra le sue citazioni troviamo infatti:

“Costoro vanno sconfiati e pomposi,vestiti e ornati non delle loro, ma delle altrui fatiche”.

Leonardo studiò sempre i testi classici con profonda attenzione e spirito critico dedicandovi molto tempo, con il solo scopo di mettere a confronto i testi e le pubblicazioni come gli erbari scritti da altri, rispetto alle sue conoscenze derivate dai suoi i studi diretti sulle erbe, in quanto non accettava nessuna forma di approssimazione.  


Leonardo ha appreso il mondo della natura proprio dall'infanzia, quando col nonno Antonio e lo zio Francesco si aggirava nelle zone del Montalbano, promontorio collinare nei pressi della casa del nonno vicino a Vinci.


Monte albano, detto Montalbano - luogo dell'infanzia di Leonardo


Leonardo Da Vinci - Anemone dei boschi (Anemone nemerosa, destra) e Calta palustre (Caltha palustris, sinistra), c. 1506-08, Collezione Windsor, Landscapes, Plants and Water Studies, folio 23 r., particolare.

 


La Fillotassi

Leonardo nei suoi studi si occupa anche di quella che al nostro secolo è conosciuta come "la fillotassi". 

Durante le sue osservazioni delle foglie sin da quando era bambino quando si aggirava nei pressi del Montalbano, Leonardo ha modo di osservare con attenzione le foglie e la loro composizione, notando che sono disposte sui rami "non a caso", ma che seguono un ordine precostituito.

Ogni foglia è sovrapposta ad un altra e l'altra su u'altra ancora, seguendo un percorso fatto a "spirale" e capisce ben presto che questo non può essere casuale. 

Bisogna ricordare che sin da piccolo Leonardo ha avuto modo di osservare i fossili presenti nelle zone del Montalbano e che tra questi, ha avuto molto probabilmente modo di vedere il natutilus, conchiglia molto comune nella zona bassa della bassa Europa e, proprio osservando le conchiglie, si accorse della non casualità di questa spirale che governava la crescita in forma geometrica e matematica della conchiglia stessa.

Per le foglie capisce che il principio di ragionamento strutturale è uguale: tendono ad allargarsi durante la loro crescita formando una spirale intorno a se stesse e al ramo che le sorregge con lo scopo di avere maggior approvvigionamento di luce.


La spirale nei tronchi d'albero

Leonardo amava passare le giornate nei boschi a disegnare la natura che lo circondava: fece cosi per i piccoli rigagnoli, con gli uccelli e gli animali selvatici abitanti di questo mondo sconosciuto. L'osservazione delle cose, non smettono di essere al centro dei suoi interessi, dettati da una grande curiosità nel capire i fenomeni naturali e i segreti che si celano sotto le sue leggi, al suo tempo, non conosciute.

Capisce che questa casualità delle forme in realtà è un ordine precostituito che segue delle leggi specifiche come la matematica e la geometria: ritiene infatti che la casualità nulla abbia a che vedere con la bellezza delle cose e delle sue forme, piuttosto, nella sua lunga e costante osservazione, vuole capire cosa si celi sotto il fascino della staticità delle cose.

Con impegno e molto tempo arriva ad accorgersi, osservando probabilmente tronchi tagliati nel bosco, che al loro interno vi sono geometrie disegnate dalla natura come ad esempio anelli concentrici verso l'esterno e, forse, la prima domanda che si fa è il perchè vi sono e perchè non avrebbero dovuto esserci.

Vede che all'interno dei tronchi vi sono anelli concentrici, e stabilisce, dopo aver esaminato altri tronchi di piante diverse, che quei cerchi si riferiscono all'età della pianta e che ogni pianta a cerchi diversi ma che in ogni pianta esiste il punto di origine centrale da dove parte tutto: il punto di genesi spiralometrica.

Questa scoperta, che verrà confermata circa 100 anni dopo, offre a Leonardo la traccia ideale che indica che il suo ragionamento che lega la geometria e la matematica con la natura, ha una solida risposta e che va ricercata in tutti i fenomeni naturali. Dietro ogni cosa presente in natura esiste una legge matematica che ripetendosi all'infinito attraverso i principi della spirale, è in grado di spiegarne l'evoluzione e i suoi fenomeni comparati. Di conseguenza, capendo che erano legati all’età della pianta, osservazione confermata dopo più di un secolo.


Gli alberi e le foglie seguono una precisa regola: la rotazione di crescita.
La rotazione di crescita è il percorso che è applicato all'estensione della spirale con la quale si determina una costante che si sviluppa sia per l'altezza del fusto, sia per l'estensione della superficie delle foglie e sia per la distanza tra una foglia ed un'altra.
Ogni pianta ha un suo preciso rapporto, sia essa di grande fusto che di piccolo, sia essa d'acqua o di terra, in ogni caso tutte seguono un "orientamento di crescita" predefinito, come fosse gia scritto in termini algoritmici nel DNA della pianta stessa. 


Probabilmente Leonardo disegnando sui fogli la pianta che ha davanti, in realtà disegna non ciò che vede, ma ciò che è la perfezione della pianta stessa, a tal punto da ricercare quell'armonia della forma che fa in modo, da parte dell'osservatore, di coglierne gli aspetti "armonici", aspetti che ne aumentano l'accettazione geometrica e stilistica, senza per questo deformare la realtà.
Il suo modo di riprodurre le cose ha da sempre avuto una fondamentale importanza cosi come spesso ha fatto nella pittura, per esempio nelle opere tra le quali "L'annunciazione di Cristo", dove da importanza quasi assoluta al particolare dei fiori presenti nel piccolo giardino ai piedi della madonna, oppure alla "Vergine delle rocce".

Linfa ascendente

Leonardo studia il processo di alimentazione delle piante e il modo che hanno di alimentarsi.

E' convinto che le radici delle piante possano trarre il proprio alimento dai minerali presenti nella terra, ma non necessariamente dalla terra stessa. Grazie alle sue conoscenze in idraulica e fluidodinamica, formula un ipotesi  che per l'epoca a definire "strana" era davvero poco: secondo lui le piante non hanno bisogno della terra per crescere!

Questo ragionamento lo fa vedendo che tra le due cose che più servono alla pianta, cioè tra il terreno e l'acqua, della seconda la pianta non può fare a meno. Occorre quindi, secondo il suo ragionamento, capire quali siano i minerali necessari che in combinazione con l'acqua possano essere il connubio perfetto in grado di azzerare l'apporto di terra.

Le piante possono essere messe" in sospensione", cioè levate dal terreno ed inserite con le loro piccole radici, all'interno di tubazioni dove passa l'acqua, in modo tale che le radici stesse siano sempre immerse.

Probabilmente questo tipo di canalizzazione viene messo in pratica quando si trova alla corte di Ludovico il Moro a Milano e, in particolare, quando si reca spesso a Vigevano nella cascina agricola chiamata Sforzesca, una delle residenze estive degli Sforza alle porte di Pavia .

Proprio tramite lo studio del fenomeno della linfa ascendente, grazie anche alle sue competenze di idraulica e fluidodinamica, Leonardo riuscì ad anticipare di diversi secoli la nascita di un’altra tecnica: la coltura idroponica. 

Sapendo, infatti, che per far salire l’acqua necessita di un movimento verso l'alto e che quindi occorre un processo dinamico, immaginò che le piante per potersi abbeverare dovessero necessariamente "prelevare dal basso" e sospingere verso l'alto l'acqua, creando di fatto, un circuito di lavoro autonomo. 

Per capire meglio come ciò avvenisse, ebbe l’intuizione geniale di togliere la terra e di mettere la pianta direttamente in acqua, osservando che riusciva ancora a crescere, anche se più lentamente.

 

Idrocultura o coltura idroponica

Oggi è molto utilizzata come coltivazione detta fuori suolo. Al posto della terra viene inserito un substrato inerte composto da perlite, fibra di cocco, lana di roccia, zeolite, contenenti minerali importanti che attraverso l'acqua alimentano le radici. 

La coltura idroponica consente produzioni controllate con alta selezione sulla qualità e la sicurezza alimentare e se pensiamo che la maggior parte della verdura presente nei nostri supermercati, già lavata e imbustata, presente in ogni stagione dell'anno, è il frutto di questa metodologia, un grazie va certamente a Leonardo.  

Leonardo da vinci, geometrie e disegno botanico, 1490 circa,
Parigi, bibliothèque de l'institut de france



Leonardo da Vinci, Studio di un ramo di rovo da more, sopra un rametto di ginestra 

periodo 1505-1508 -  Codice di Windsor RL  fgl. 12420r


Lilium Candidum 


Foglia di salvia -  presso biblioteca Ambrosiana di Milano


Pianta di gelso -  presso biblioteca Ambrosiana di Milano



Erbe utilizzate in cucina da Leonardo


Di seguito elenchiamo le spezie e le erbe che Leonardo utilizzava per le sue ricette. Consigliamo di andare anche sulla cucina di Leonardo cliccando questo link, oppure andando direttamente dal menù principale al link: Leonardo da Vinci : CUCINA.