Leonardo lavora come apprendista-garzone presso la bottega più conosciuta a Firenze: la bottega di Andrea Cioni.
In questa bottega si impara a lavorare il ferro, cesellare, lavorare la ceramica e creare le fusioni con il piombo e il bronzo, ma si apprende anche l'arte della scultura e della pittura. Qui conosce il un altro garzone più o meno suo coetaneo che poi diventerà amico del cuore, Alessandro di Mariano di Vanni Filipepi più conosciuto come Sandro Botticelli.
Durante il giorno entrambi lavorano presso la bottega del Cioni, ma alla sera Leonardo, per arrotondare qualche fiorino, visto che non era abbastanza famoso per vendere i propri quadri, decise di recarsi alla taverna delle Tre Lumache sul Ponte Vecchio.
Qui Leonardo inizia a trasportare i quarti di bue nelle cantine, a occuparsi del magazzino, delle pulizie e di servire ai tavoli.
Tra una mansione e l'altra si diverte ad inventare piccoli strumenti di cucina, come ad esempio un piccolo tritacarne, una grattugia a cinghia, un pelapatate, tutte cose che fanno perdere la pazienza all'oste che lo vede sprecare tempo, mentre in cucina e ai tavoli bisogna muoversi velocemente
1478
Il locale prende improvvisamente fuoco ( si racconta che un realtà sia stata una vendetta per una partita di carne rubata ad altri commercianti) e della Taverna delle Tre lumache, nulla rimane se non la disperazione dell'Oste che, giunto nella notte, vede illuminato a giorno il suo locale e attorno decine di persona che cercano di spegnere quel fuoco che oramai a cancellato tutto.
Leonardo e Sandro aprono insieme un nuovo locale: la Taverna delle tre Rane
Mettere due geni insieme in cucina non è sempre una buona cosa...
Accade infatti che Leonardo preparava menù assai elaborati, composti di piatti colorati, esteticamente gradevoli per la forma e per le dimensioni, unendoli a salse in agrodolce spruzzate da limone e pennellati da grasso animale caldo e profumato con spezie. Le porzioni quindi si presentavano ai tavoli assai modeste, in quanto Leonardo riteneva che prima di mangiare un piatto, occorreva gustarlo e per gustarlo non occorrevano le grandi quantità. La teoria era probabilmente giusta ma si scontrava con gli stomaci degli avventori che, affamati per loro natura, erano da sempre abituati a pranzi lunghi e succulenti, mischiando gusti e sapori senza avere ne la voglia ne il tempo di apprezzarne le differenze.
Leonardo fu ben presto contestato dai suoi commensali che gradivano una cucina "più maschia" e meno composta da assaggi ed assaggini e le prenotazioni cominciarono a scarseggiare arrivando al punto che la locanda fu aperta solo per pochi giorni per poi chiudere definitivamente.
La cucina proposta da Leonardo quindi non venne apprezzata, forse anche per il fatto che la nouvelle cuisine ante litteram, né i menu scritti da destra a sinistra con disegni ( fatti da Sandro Botticelli, cosi come l'insegna della locanda) incomprensibili ai più.
1482
Leonardo si trova a Milano, presso la corte di Ludovico Sforza che ne apprezza il suo genio.
Tra i diversi incarichi come Ingegnere ducale, architetto, artista di corte Leonardo da cui ottiene l’incarico di verificare e potenziare le fortificazioni Lombarde e occuparsi della realizzazione delle dighe fluviali nella martesana sui navigli.
Ma il suo incarico è anche quello di gestire, organizzare e creare, in qualità di Gran Maestro cerimoniere, delle sontuose feste presso il Castello Sforzesco e dei banchetti alla corte degli Sforza. In questi anni comincia a scrivere quello che viene chiamato Codex Romanoff, una sorta di quaderno degli appunti di cucina del Maestro.
Sembrerebbe che quando arrivò a Milano, già l'aveva scritta su un foglio chiamandola "aquarose" ( ma non esiste documentazione certa che fosse il nome), o "ricetta dell'acqua delle rose" oppure "acquadirose".
Ricetta originale di Leonardo da Vinci ( tradotta in italiano)
- Ingredienti per 1 litro:
1 litro di acqua minerale, 2 limoni non trattati, 4 cucchiai di zucchero, 4 cucchiai di petali di rosa essiccati, una coppa di alcol a 90°.
Preparazione della bevanda
Disponete l’acqua minerale in una brocca capiente. Spremete i limoni non trattati e aggiungete il succo all’acqua insieme ai 4 cucchiai di zucchero, ai 4 cucchiai di petali di rosa essiccati e alla coppa di alcool 90°.- Agitate bene il composto in modo che tutti gli ingredienti si mescolino bene tra loro e lo zucchero si sciolga completamente.
- Coprite la brocca e lasciatela riposare per almeno 3 ore in un luogo fresco e buio. Successivamente, prendete una bottiglia di vetro e, usando un imbuto sul fondo del quale avrete sistemato un paio di fogli di garza, filtrate il liquido dalla brocca alla bottiglia. Servite leggermente fresca.
NB. la bibita è descritta da Leonardo da Vinci nel suo Codice Atlantico, conservato oggi alla Biblioteca Ambrosiana di Milano.