Lo sfondo
Lo sfondo è diviso in due parti dai due alberi, il primo un alloro simbolo di trionfo sulla morte (resurrezione) e il secondo una palma, simbolo della passione di Cristo, che dirigono lo sguardo dello spettatore in profondità.
Albero dell'alloro
L’alloro – Laurus nobilis – o Lauro è una delle piante maggiormente utilizzate nel campo simbolico, nella pittura, nell’arte in genere e nel costume. Questo vegetale dalle foglie lanceolate e dall’intenso profumo emanato quando le foglie stesse vengono spezzate, molto diffuso nel bacino del Mediterraneo, è un sempreverde. E questo suo non piegarsi ai cicli delle stagioni – specie alla morte apparente dell’autunno-inverno – ne caratterizza la natura che fu, dagli antichi, considerata prodigiosa. Poiché non perde le foglie – come sempreverdi sono l’edera e il cipresso, che sono spesso utilizzati nell’arte e nell’arredo urbano, dall’antichità, con funzioni semantiche contigue – esso significa essenzialmente immortalità e poi estende il suo significato a gloria immortale. L’alloro può essere anche utilizzato accanto ad altri simboli, come fosse un aggettivo iconico, sempre per significare eterno, imperituro e immortale. In antico, come testimonia Aulo Gellio (Roma, 125 circa – 180 circa) ne “Le notti attiche”, con le corone di alloro, prima del passaggio all’uso di manufatti d’oro, veniva incoronato il comandante dell’esercito, dopo la vittoria, o l’imperatore. In questi contesti l’alloro significava gloria imperitura.
Albero della palma
La Palma è una delle specie vegetali più antiche al mondo, tanto che molti resti fossili risalgono all’era del Cretaceo e a quella del Giurassico. Definita il “Principe delle Piante” da uno dei suoi primi scopritori, Carl Nilsson Linnaeus, la palma, insieme all’ulivo, costituisce una costante durante il periodo della Settimana Santa, divenendo il simbolo della Domenica che precede la Pasqua. Tuttavia, la palma, sin da epoche antiche, fa parte di quell’universo di simbologie che mette in connessione l’uomo con i misteri della vita. Il suo significato non si ferma all’ambito della religiosità, ma va indietro nel tempo e nello spazio, per dare una spiegazione a quei simboli che, spesso, accettiamo senza conoscere. La sacralità della palma risale a prima dell’avvento del Cristianesimo. Nella mitologia greca la palma è una pianta solare, in quanto essa è sacra ad Apollo: si racconta che Latona, giunta a Delo, partorì il dio della luce appoggiandosi ai tronchi di due palme. Nella mitologica fondazione di Roma, la palma è legata al sogno premonitore di Rea Silva che vide due palme di smisurata grandezza ergersi fino al cielo, presagio della nascita di Romolo e Remo. L’iconografia mitologica raffigura Eros e Antero, suo fratello, mentre si scambiano un ramo di palma, simbolo di amicizia. La dea della vittoria, Nike, è raffigurata con una palma e una corona di alloro, così come la vediamo incisa sulle medaglie olimpiche. Interessante notare come nella cultura greca essa sia accostata alla fenice: in greco phoinix è la traduzione in greco del sostantivo fenicio tamar, cioè palma. Dagli antichi sacerdoti la palma era adorata come manifestazione del divino, in quanto la sua forma richiama i raggi del sole: non a caso nei misteri della dea Iside, il capo dei neofiti veniva circondato da palme bianche, come i raggi scintillanti del sole. La tradizione egizia è ricca di bassorilievi raffiguranti il dio Thot intento a contare gli anni sulle foglie di palma, in quanto a ogni lunazione essa produce una nuova foglia. Hathor, la dea egiziana del cielo, era considerata la “signora della palma da dattero”: in alcune pitture rurali scorgiamo la dea distribuire il cibo dell’immortalità dal centro dell’albero celeste.